Quaderni di Birdwatching | Anno I - n° 1 - aprile 1999 |
Splitting & Lumping...: ma quante nuove specie? di Roberto Garavaglia | ||
egli ultimi dieci anni il numero delle specie di uccelli europei è
aumentato. No, non mi riferisco a qualche nuovo accidentale dalla Siberia
o dal Nord America e, tanto meno, non è stata scoperta nessuna
specie nuova alla scienza e non ancora descritta. È semplicemente
successo che alcune sottospecie, che prima si ritenevano parte di una
unica specie, sono infine state riconosciute come specie a pieno titolo. |
Qui entra in gioco il concetto
di specie biologica e i diversi criteri utilizzati per definirlo; ovviamente
ci sono diverse scuole di pensiero, ma affrontare questo discorso ci
porterebbe troppo lontano, forse ne riparleremo a suo tempo. |
Berta minore
La vecchia Berta minore è stata definitivamente divisa in tre specie: La suddivisione è basata sull'analisi genetica e sulle caratteristiche
morfologiche. |
Oca Granaiola
Da sempre si conosceva l'esistenza delle due popolazioni di Oca granaiola, che ora sembrano definitivamente separate in due specie: Ognuna delle due continua a essere costituita da diverse sottospecie. |
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Oca colombaccio
L'Oca colombaccio nel nostro paese è molto rara, ma quanti birdwatcher
italiani sono andati in pellegrinaggio fino a Texel in Olanda per vederne
gli stormi di migliaia di individui? Dunque, quelle osservate nell'Europa continentale (meno che in Danimarca)
dovrebbero appartenere alla specie panciascura. Con tutte le debite
eccezioni. L'identificazione sul campo, almeno delle prime due, è
presentata da tutte le guide anche se nessuna, nemmeno le più recenti,
le riportano come specie separate. La descrizione della nigricans
si può trovare sul nuovo Handbook of Bird Identification di
Beaman & Madge e, tra i libri degli anni '80, solo sulla misconosciuta
Shell Guide to the Birds of Britain and Ireland, validissima, ma che
conoscono solo i vecchi dinosauri come me. |
Aquila imperiale
Un altro classico; la separazione tra dovrebbe essere assodata, e appare strano che la nuovissima guida di Beaman & Madge
ancora non la riconosca. |
Zafferano
Due delle sue sottospecie stanno per ricevere il rango di specie a tutti gli effetti La terza, intermedius, resta inclusa in L. graellsii.
photo source: Gull Identification Mainpage |
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Gabbiano reale
All'inizio degli anni '90, il buon vecchio Gabbiano reale cessava di esistere, e al suo posto nascevano almeno tre specie: |
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Il tutto sulla base di estesi studi sulla ecologia, sugli areali riproduttivi
e sulle zone di sovrapposizione della loro distribuzione. Spioncello
I primi due rappresentano forse il primo e più vecchio di tutti gli split;
anche se il Bruun & Singer li riporta ancora come sottospecie e il
buon Peterson non ne fa neppure menzione, si tratta di due specie "buone"
ed accettate ormai da molti anni. Il nostro Spioncello appartiene alla
specie A. spinoletta, mentre lo Spioncello marino è essenzialmente
nord-europeo, anche durante lo svernamento. Invece, A. rubescens è
distribuito nella parte orientale dell'Asia, Alaska, Canada e Groenlandia
e in Europa è solo un accidentale. Cutrettola
Questo è uno degli split che sembrano probabili in un prossimo futuro: Tutte le altre razze resterebbero comprese in queste tre. C'è poi
chi propone ulteriori scissioni, con M. flavissima, M. iberiae,
M. cinereocapilla, M. thunbergi, e una quantità di altre
non Europee, generando così un totale di addirittura undici specie
diverse. Ballerina bianca
Anche questa è una suddivisione forse imminente ma non ancora ufficiale: La Ballerina nera è la razza inglese, con il dorso molto più scuro
rispetto della Ballerina bianca. Raramente può capitare da noi,
soprattutto durante l'inverno, e pare che qualche individuo si sia
anche fermato a nidificare, formando coppie miste con la nostra Ballerina
bianca. Saltimpalo
Sembra ormai assodato che la forma siberiana meriti la promozione al rango di specie: Sinceramente, non so nulla circa la possibile presenza del Saltimpalo siberiano
in Italia, ma dovrebbe essere del tutto accidentale, vista la sua distribuzione
molto più ad oriente rispetto al nostro paese. Viene illustrato solo
nelle guide recenti; in ogni caso, bisogna essere molto cauti in una
possibile osservazione, perché esistono individui del nostro
Saltimpalo comune che presentano molto bianco sul groppone e un collare
più ampio del solito. Luì forestiero
Entrambi sono estremamente improbabili in Italia, meritano di essere riportati
sono in onore al Luì di Hume che molto graziosamente si è
fatto ammirare per tutto l'inverno del 1996-97 nella riserva dell'Isola
della Cona in Friuli. L'unica buona illustrazione di quest'ultimo la
si può trovare sul Jonsson. Luì bianco
A seguito di studi che hanno evidenziato sia le differenze genetiche che nelle vocalizzazioni e nel canto, è stato recentemente suddiviso in: Il primo nidifica nell'Europa orientale: Grecia, Albania, Bulgaria, Romania,
Turchia; in tutto il resto del continente, e quindi anche da noi, si
trova la specie occidentale. I due mantengono areali separati anche
nelle zone di svernamento, il primo in Sudan ed Etiopia, l'altro nella
parte occidentale dell'Africa a sud del Sahara. Le difficoltà di identificazione
di questa coppia sono notevoli; il più sicuro dei caratteri è
il canto. Marginalmente, il Luì bianco orientale potrebbe anche
transitare per l'Italia meridionale durante le migrazioni, ma al momento
non se ne sa quasi nulla. Luì piccolo
Anche questo è un bell'esempio di situazione complicata. Un dettagliato articolo pubblicato su Ibis nel '96 metteva in evidenza le diversità, sia genetiche sia nel canto, tra le diverse popolazioni, e apriva le porte alla suddivisione in: Tralasciando gli ultimi tre, che hanno distribuzione limitata e ben lontana
dal nostro paese, il nostro comunissimo Luì piccolo è P.
collybita, mentre P. brehmii nidifica in Spagna, sud-ovest
della Francia e nord-Africa. L'unico carattere in cui è veramente
distinguibile dal nostro è il canto, molto diverso dal ben noto
cif-cif-ciaf. Per colpa della difficoltà nell'identificarlo, non si
sa nulla circa la sua possibilità di vagare al di fuori del suo areale
tipico, ma io non escluderei la possibilità, durante la migrazione
primaverile, di un "overshot", cioè che alcuni individui che risalgono
dall'Africa verso la Spagna proseguano sullo slancio e arrivino fino
ai boschi dell'Italia settentrionale. Averla maggiore
Con un processo in due tempi, si è arrivati alla seguente separazione: Gli individui che si affacciano in Italia in autunno e inverno sono normalmente
Averle maggiori settentrionali dell'Europa centrale e del nord; ma
ci sono almeno 25 segnalazioni anche della meridionale, che è
residente in Spagna e nella Francia mediterranea, fino alla Provenza
e Costa Azzurra. La distinzione, almeno per gli individui tipici, si
può fare con buona sicurezza basandosi sul colore grigio più
scuro del dorso della meridionale rispetto alla settentrionale. L'Averla
maggiore delle steppe è una specie dell'Asia centrale, ed è
una migratrice a lungo raggio; in quanto tale, ha la possibilità di
comparire come vagante un po' dovunque: ogni anno ne vengono trovate
alcune fino in Gran Bretagna e Scandinavia. Cornacchia grigia
Ebbene si, sembra che anche per la comunissima Cornacchia sia già pronto, nel prossimo futuro, il destino di venire sdoppiata in:
A sostegno di questa decisione vengono citati i numerosi lavori di Saino
e altri ricercatori italiani. Non appena tutto questo diventerà ufficiale,
tutti noi ci guadagneremo automaticamente una bella crocetta in più! Venturone
Questo ci interessa molto da vicino, perchè entrambe le nuove specie proposte nidificano in Italia: Che fossero differenti in tutto: colorazione, dimensioni, habitat, voce
e canto lo si era sempre saputo. Il primo abita le nostre Alpi ed è
legato alle quote elevate e al freddo clima montano, mentre il Venturone
corso, presente solo in Corsica, Sardegna, Elba e Capraia, frequenta
anche la macchia mediterranea fino al livello del mare. Se venisse
confermato il suo stato di specie separata, costituirebbe un endemismo
dell'area mediterranea. Inutile cercare accenni ai loro caratteri distintivi
sulle vecchie guide, che si limitano a descrivere la specie alpina. Organetto
Un'altra situazione abbastanza complessa. Le varie razze dell'Organetto e dell'Organetto artico hanno sempre ingenerato parecchia confusione; ora l'Organetto sembra pronto per essere moltiplicato in: Notate bene, tra l'altro, che anche il nome del genere è diventato
Carduelis, e non più Acanthis come era considerato fino
a non molto tempo fa. L'Organetto propriamente detto, C. flammea,
è distribuito in una larga fascia che attraversa la Scandinavia,
le repubbliche del Baltico e la Russia, spingendosi a sud fino alla
Germania est e la Polonia; l'Organetto minore abita le Isole Britanniche,
Danimarca, Belgio, Francia del nord, Germania, Svizzera e le nostre
Alpi. Dove nidifichi l'Organetto maggiore lo dice il nome inglese.
Nessuna delle tre specie è un migratore a lunga distanza, al massimo
l'Organetto minore si spinge a sud fino al Mediterraneo; irregolarmente,
nel nord Italia arrivano dall'Europa settentrionale gli svernanti dell'Organetto
C. flammea. La distinzione sul campo, anche se già illustrata
nel Bruun&Singer, è piuttosto difficile e non viene certo
resa semplice da nessuna delle guide da campo. Tra parentesi, anche
l'Organetto artico è candidato ad essere diviso in due specie. |
Questo è tutto, almeno per quanto possa riguardare, più o meno direttamente, un birdwatcher italiano. Poi sono si sente parlare di tutta una serie
di altri splitting, a vario stadio di maturazione, che coinvolgono
specie del Paleartico Occidentale più lontane da noi, oppure anche
specie nostrane che sono state separate dai loro simili nordamericani. |
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