Quaderni di birdwatching | Anno II - vol. 4 - ottobre 2000 |
Giovani di Aquila di Bonelli al nido prossimi all'involo - foto S. Grenci 2000 |
Sugli aspetti della biologia in Sicilia, riporto brevemente alcuni dati: parate nuziali a partire da dicembre, nidificazione in genere da metà febbraio (lo stesso nido può essere utilizzato più anni consecutivi, anche se in genere si verifica una rotazione), involo dei giovani da fine maggio al 20-25 giugno. Pur essendo più adatta alla cattura di uccelli, l'Aquila di Bonelli deve l'elevato successo riproduttivo in Sicilia alla disponibilità di conigli selvatici, che pur presenti in percentuali più basse costituiscono gran parte della biomassa alimentare (sino al 70%, dati inediti, Di Vittorio et alii in stampa). Il Colombo Columba livia, selvatico e in forme semidomestiche, e la Taccola Corvus monedula sono gli uccelli catturati con maggior frequenza. Tra i resti rinvenuti personalmente sui posatoi, cito anche la Cornacchia grigia Corvus corone, il Colombaccio Columba palumbus e, caso raro ma forse non unico, un volpacchiotto di circa tre-quattro mesi. Ho osservato anche il trasporto al nido del Biacco Coluber viridiflavus var. carbonarius e di un grosso Ratto (probabilmente Rattus rattus). Notevoli i problemi connessi alla sua conservazione in Sicilia, ultimo bastione della specie dopo la progressiva rarefazione o scomparsa nelle residue aree peninsulari e in Sardegna. La pressione antropica sulle aree occupate ha raggiunto livelli intollerabili, lo stesso vale per quella venatoria, che, aldilà degli episodi di bracconaggio, sottrae preziose risorse alimentari all'aquila e ne provoca spesso l'allontanamento nella fase delicata della scelta del nido. Si aggiunga ancora la brusca modificazione delle tipologie dei sistemi agricoli: l'agricoltura tradizionale, diversificata, con rotazioni colturali, oliveti, mandorleti, ecc. è spesso rimpiazzata da coltivazioni intensive o addirittura da colture protette, vere e proprie sterilizzazioni del territorio (che per inciso ha provocato la scomparsa dell'Assiolo, dell'Upupa e della Civetta da interi comprensori). Anche le periodiche epidemie di mixomatosi e necrosi emorragica di intere popolazioni di coniglio selvatico possono indirettamente riflettersi sull'andamento della stagione riproduttiva, e sembrerebbero la causa del "riposo" forzato di alcune coppie negli anni di particolare virulenza. Quanto detto, inoltre, a proposito del Capovaccaio e dei lavori forestali è applicabile anche ad alcuni siti occupati dall'Aquila di Bonelli. Cito un caso, in piena riserva naturale, dove un meraviglioso vallone, un vero e proprio serbatoio di conigli, battuto molto spesso dal rapace, mostra una fila ordinata di buche nelle quali verranno presto impiantate le solite conifere (se non eucalipti) da rimboschimento. Una zona, precisiamo, assolutamente stabile e privo di movimenti franosi. Gli stessi siti ricadenti in zone protette hanno sofferto altri problemi, per esempio l'eccessiva invadenza di turisti ed escursionisti, tra le cause della mancata nidificazione delle Aquile in un'area protetta della Sicilia Occidentale. Va anche detto, comunque, che in condizioni ecologiche vicine all'optimum e con disturbo assente o moderato, le Aquile di Bonelli vivono senza particolari problemi. In un'area dei Sicani addirittura due coppie convissero sulla stessa parete per qualche anno, a poche centinaia di metri di distanza, mentre un'area della Sicilia meridionale attualmente ospita due coppie distanti tre chilometri scarsi in linea d'aria. Ma si tratta di eccezioni purtroppo sempre più rare, e molti siti potenzialmente idonei al suo insediamento o al suo ritorno (per esempio le spettacolari "Cave" della Sicilia sudorientale) vengono regolarmente disertati per le ragioni esposte in precedenza. |
© 2000, Quaderni di birdwatching Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale senza consenso scritto. |