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Moretta tabaccata - foto © A. Bottelli 1997
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a Moretta tabaccata (Aythya nyroca), a livello europeo, è classificata come SPEC 1, cioè una specie che è minacciata in tutto il suo areale mondiale e la cui sopravvivenza dipenderà dal successo delle misure di conservazione. Il motivo di questo status preoccupante risiede nel grande declino registrato negli ultimi decenni. Negli anni 60, la sua popolazione nella Russia europea era stimata in 75.000 coppie nidificanti, che nei primi anni 90 si erano ridotte a non più di 6.000. Stessa sorte è toccata alle popolazioni degli altri paesi europei. Anche il numero di individui svernanti censiti nel Mar Nero è sceso dai 18.000 del 1967 a 1.500 nel 1988. La causa di tanto declino è soprattutto legata alla distruzione dellhabitat, dovuto alla progressiva bonifica delle zone umide, che ha provocato la perdita delle zone adatte alla nidificazione e, a livello locale, ha letteralmente eliminato molte delle popolazioni dellEuropa occidentale.
In totale, si stimano in tutta Europa tra 11.000 e 25.000 coppie nidificanti.
La Moretta tabaccata si riproduce in Italia in numero molto esiguo, con un totale di non più di 25-50 coppie, sparse in non più di 10 località. Anche nel nostro paese, negli ultimi 50 anni, la specie ha abbandonato molti dei siti storici di riproduzione, che molto raramente sono stati in seguito ricolonizzati. I siti dove si riproduce con più regolarità sono Punte Alberete e Valle Mandriole, lungo la costa adriatica dellEmilia-Romagna e alle Foci del Simeto in Sicilia (CT). Altri casi certi di nidificazione si sono avuti qua e là per lItalia, spesso in maniera sporadica: a Boscoforte (nelle Valli di Comacchio), Bosco Mesola (FE), Valli di Argenta e Marmorta (FE), Daunia Risi (FG), Biviere di Gela (CL), laguna di Orbetello (GR), Stagno di S. Giusta (OR) e lago di Montepulciano (SI).
Per un birdwatcher, lunica possibilità concreta di osservare la Moretta tabaccata sembrava offrirla solo lOasi di Punte Alberete, dove si trovano alcuni ottimi punti di osservazione e un capanno che costeggiano la parte nord del sentiero natura. Da qualche anno, cè un altro posto dove si può avere la quasi certezza di poter osservare la nostra Moretta tabaccata, anchesso situato in Italia settentrionale, ma in una località più baricentrica e perciò più raggiungibile, ad esempio, da lombardi e piemontesi: la Palude Brabbia, in provincia di Varese.
La Riserva Regionale della Palude Brabbia si estende per poco meno di 500 ettari di canneti e stagni tra il Lago di Varese e il più piccolo Lago di Comabbio. Ente gestore della Riserva è la Provincia di Varese che ha affidato lattuazione del Piano di gestione alla LIPU. La palude deriva da una torbiera che, a partire dalla metà dell'800 e fino a una trentina di anni fa, è stata sfruttata per lestrazione della torba: le attuali aree di acque aperte altro non sono che il risultato di questa attività di scavo. Allinterno dellesteso canneto a Phragmites australis sono inframmezzati numerosi stagni, alcuni molto piccoli, altri più vasti, circondati da carici e giunchi, spesso fittamente ricoperti dalla Lenticchia dacqua. Questo è lhabitat della Moretta tabaccata.
Fino ad ora, della grande estensione della palude, solo una minima frazione è visitabile; la gran parte rimanente o è dichiarata zona di riserva integrale oppure non è ancora dotata di sentieri percorribili, data la insidiosa difficoltà del terreno paludoso. Il sentiero natura esistente permette, comunque, di arrivare con comodità ad almeno un paio dei chiari dove abitualmente si riproduce la rara Moretta, senza arrecare alcun disturbo e restando nascosti alla vista.
Nella Brabbia nidificano da 3 a 5 femmine di Moretta tabaccata (il 10% della popolazione italiana!), con un successo riproduttivo che varia molto di anno in anno, a seconda del clima e del livello dellacqua: una stagione di grande successo si è avuta nel 98, quando almeno 5 femmine hanno allevato 35 giovani. Allinizio del 99 uno sconsiderato gesto vandalico ha provocato lincendio che ha distrutto tutto il canneto, per cui le Morette tabaccate, al loro ritorno in primavera, non hanno trovato sufficiente copertura vegetale dove riparare i loro nidi, e hanno nidificato solo un paio di coppie. Anche il 2000 sembra essere stato del tutto negativo, verosimilmente a causa dellinnalzamento dellacqua in palude dovuto alle forti piogge proprio durante la cova.
Le Morette tabaccate arrivano alla Brabbia in primavera; allinizio della stagione si vedono sia i maschi che le femmine, poi queste ultime scompaiono del tutto durante il periodo della cova, per ricomparire, se tutto è andato bene, accompagnate dalle nidiate. In inverno se ne ripartono prima che le acque poco profonde degli stagni si coprano di ghiaccio.
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Il percorso di visita parte dalla sede della LIPU, nella piazza Patrioti di Inarzo. Da qui, ci si dirige verso la chiesa e si prosegue in discesa lungo la via XXV Aprile, fino ai primi campi e linizio del sentiero. Questo continua più o meno diritto, costeggiando il torrente Riale, fino a raggiungere una lunga schermatura sulla destra che permette, attraverso le feritoie, di sbinocolare su di uno stagno. Lo stagno ha una forma a ferro di cavallo, per cui una parte rimane sempre nascosta alla vista ma, in genere nel suo punto più distante dalla schermatura, sono sempre presenti alcune Morette tabaccate. Non è raro vederne diversi individui insieme: la mia migliore osservazione è stata di 7 adulti.
Allaltro estremo del sentiero natura, si trova unaltra schermatura, posta su di un arginello che divide due stagni, uno dei quali, tra laltro, è stato scavato di recente, proprio per favorire la moretta. Anche qui si hanno buone possibilità di vederla, specialmente nello stagno di sinistra, quello ripristinato. In ogni caso, la Moretta tabaccata preferisce frequentare le acque ricoperte dalla Lenticchia dacqua, che non si moltiplica ogni anno in tutti gli stagni. Guardate dove la Lenticchia dacqua si è sviluppata e avrete le migliori probabilità di trovare la Moretta tabaccata.
Per il resto, la Palude Brabbia offre certamente altre possibilità di birdwatching, anche se non altrettanto particolari. Durante i passi sono sempre presenti la anatre: Alzavole soprattutto, e poi Marzaiole, con qualche Fischione, Mestolone e la Canapiglia che nidifica regolarmente nella riserva almeno dal 1996. Nella parte sud della riserva si trova una garzaia con Aironi cenerini, Nitticore e Aironi rossi. Durante la bella stagione si vedono il Nibbio bruno e il Falco di palude, mentre in inverno non manca mai lAlbanella reale; la Poiana è sempre in vista e con una dose di fortuna si possono incontrare lo Sparviero, il Falco pecchiaiolo e il Lodolaio. Per quanto riguarda i rapaci, però, la vera star è il Falco pescatore, sempre presente durante la migrazione e che, negli ultimi anni, ha anche estivato. Tre anni fa, in un glorioso giorno di settembre, cerano nella riserva addirittura 5 esemplari; in qualche modo, però, questa specie riesce ad essere molto elusiva e difficile da osservare: bisogna conoscere con precisione quale è il suo posatoio preferito. Non mancano tutti gli uccelli del canneto, dal Porciglione, simbolo delloasi, al Cannareccione, alle due Cannaiole e ad una importante popolazione di Salciaiola. Nelle parti boscate, oltre al Picchio verde e al rosso maggiore, capita almeno di sentire, se non di vedere, anche il Picchio rosso minore. In inverno si può incontrare lAverla maggiore settentrionale e si forma un vistoso roost di Cormorani che arriva a contare fino a 600 individui. Lattività di cattura con le reti per linanellamento ha permesso di riscontrare il buon passaggio del Pettazzurro e del Forapaglie macchiettato. Nei lontani anni 70 era stata anche accertata la nidificazione del Beccaccino, ma la cosa non si è più ripetuta. Non manca neppure la curiosità insolita: da parecchi anni, tanto che ormai si può definire perfettamente acclimatata, nella Brabbia si riproduce con successo una specie esotica, il Beccogrosso golacenerina. Specie molto gregaria, ormai è comune incontrarne gruppi di parecchie decine. Ne avevamo parlato nel primo numero di QB.
Al di fuori degli uccelli, si segnala la presenza della Rana di Lataste e della Lucertola vivipara, questultima un vero e proprio "relitto glaciale".