Quaderni di birdwatching | Anno II - vol. 4 - ottobre 2000 |
In Sicilia il Capovaccaio è confinato in un'area ristretta dei Sicani e in alcuni complessi rocciosi isolati nel Nord e nel Centro-Sud dell'isola. Le abitudini particolarmente elusive, soprattutto durante l'incubazione delle uova, e le grandi distanze percorse alla ricerca del cibo ne rendono oltremodo difficile l'osservazione. In genere arriva nelle zone di riproduzione abbastanza presto (difficilmente però prima del 3-7 marzo). Può occupare lo stesso sito anche per molti anni consecutivi, ma è frequente una rotazione del nido, di solito costituito da una cavità su una parete rocciosa non sempre inaccessibile. Nel 2000 sono stati rinvenuti nidi in cavità strette al riparo di una tettoia naturale di gesso, in buchi riparati da cespugli o da giovani lecci, su cengie esposte, su nido di Corvo imperiale rivestito con crine, lana, pezzi di pelle di pecora. In genere le uova vengono deposte ad aprile, mentre l'involo dei giovani avviene intorno alla metà di agosto. La migrazione autunnale può iniziare sin dal 10 settembre, ma sono stati osservati esemplari nei rispettivi siti anche nel mese di ottobre. Le abitudini alimentari ne fanno, più che un necrofago, un vero e proprio raccattatore. Nei nidi sono stati rinvenuti resti di insetti (Ortotteri), di mammiferi (Gatto domestico, Ratto, Coniglio, Martora), di uccelli (Piccione, Cornacchia grigia, Gazza), anfibi (Rospo) e rettili (Sauri e Colubridi), nonchè crani ed ossa di ovini. In passato sono stati trovati anche probabili resti di prede di altri rapaci e nidiacei di alcune specie rupicole (Corvo imperiale ma anche Allocco e Falconiformi), dalle quali il Capovaccaio è spesso allontanato con un continuo mobbing. Il Capovaccaio, nell'area in questione è stato visto, in particolare:
Un nido di Poiana, posto a circa 100 metri dal nido di Capovaccaio, è stato inoltre quasi certamente depredato dal Vulturide (sino al giorno precedente si notavano due pulli in perfette condizioni, il pomeriggio successivo erano spariti) notato mentre si posava sul nido della Poiana o molto vicino ad esso. |
Come si vede, le abitudini alimentari consentirebbero al Capovaccaio di non risentire eccessivamente della difficoltà di reperimento di carcasse abbandonate, evento ormai sempre più raro, sia per le migliorate condizioni igienico-sanitarie degli allevamenti, sia per le norme vigenti che obbligano gli allevatori ad interrare o distruggere gli animali morti. Una maggiore disponibilità di cibo, quale deriverebbe appunto da carcasse di ovini e caprini (più accessibili al suo debole becco), fornirebbe però maggiori chances di sopravvivenza ai pulcini. Da molti anni ormai le ultime coppie allevano soltanto un giovane, nonostante la non infrequente schiusa di entrambe le uova deposte e l'osservazione di entrambi i pulcini per circa due settimane. Gli ultimi involi di due giovani dallo stesso nido risalgono alla metà degli anni '80. Il futuro del Capovaccaio è legato ad una serie di interventi ormai non più differibili. La protezione dei siti di riproduzione, finora saltuaria ed effettuata da pochi irriducibili appassionati, dovrebbe essere totale e gestita con maggiore serietà ed autorevolezza dagli agenti del Corpo Forestale. Sarà importante inoltre l'approntamento di alcuni carnai nelle zone abitualmente frequentate dal Vulturide (ma anche dal Nibbio reale, altro rapace in drammatico declino in Sicilia), e la sensibilizzazione delle popolazioni locali, in particolare degli allevatori di bestiame, che potrebbero anche essere coinvolti nel reperimento di carcasse o di animali debilitati e prossimi all'abbattimento, e magari risarciti con un piccolo contributo in denaro, cosa che, seppure in maniera disorganica e saltuaria, alcuni di noi hanno sperimentato con un certo successo. Sarà infine decisivo un piano di rinsanguamento della popolazione, troppo poco consistente per risollevarsi da sola e allontanarsi dal pericolo inbreeding, con un progetto a medio termine che preveda l'allevamento in voliere razionali di esemplari provenienti da Paesi nei quali la specie è particolarmente florida e ha abitudini sedentarie, come la Spagna, da introdurre negli anni successivi e nelle aree idonee. Questo piano potrebbe essere integrato da un monitoraggio degli esemplari in migrazione tramite radio collare satellitare, perché attualmente nulla si sa delle aree di svernamento degli esemplari siciliani e delle possibili concause di morte in quelle terre. Ovviamente per questi ed altri aspetti della sua conservazione occorreranno cospicui investimenti di risorse umane e finanziarie. Molto è stato fatto per alcune specie già estinte (come il Grifone, il Gipeto, lo stesso Pollo sultano, ultima reintroduzione in Sicilia in ordine di tempo), moltissimo si potrebbe fare per il Capovaccaio, e, credo, con investimenti tutto sommato inferiori a quelli necessari qualora la specie dovesse estinguersi sul serio. |
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