Quaderni di birdwatching | Anno III - vol. 5 - aprile 2001 |
di Ottavio Janni e Daniele Occhiato |
ROVARE UNA RARITÀ, una specie accidentale o inaspettata è un momento entusiasmante per molti birdwatchers. Una volta trovata ed identificata, però, come assicurarsi che il nostro avvistamento sarà ritenuto credibile? Ovviamente, la migliore maniera è quella di ottenere evidenza, con fotografie, video, o registrazioni sonore, e di cercare di avvertire altri birdwatcher. Ma se non si ha con sé unapparecchiatura fotografica, o se luccello scompare poco dopo il suo rinvenimento, la sola documentazione sarà quella scritta, cioè gli appunti sul campo. Per questa ragione è molto importante imparare a descrivere gli uccelli sulla carta, soprattutto se poi si vuole sottoporre losservazione ad un comitato di omologazione. Imparare a descrivere bene gli uccelli, oltre a rendere le nostre osservazioni più credibili, aiuta molto anche a migliorare la nostra abilità di identificazione. Forse i tre consigli più importanti sono di descrivere:
Inoltre è utilissimo cercare di disegnare luccello in questione: non cè bisogno di nessuna dote artistica, ma il processo di eseguire anche un semplice schizzo obbliga a guardare più attentamente ogni parte delluccello, e a fissare ulteriormente nella memoria tutto quello che si è osservato. Se poi losservazione è sottoposta ad un comitato di omologazione, uno schizzo o un disegno possono aiutare molto a valutare losservazione. La cosa più importante è descrivere luccello in se stesso, non le circostanze dellosservazione. Il primo passo è quello di individuare la famiglia/genere al quale appartiene luccello, e poi si può passare alla descrizione dettagliata. Spesso vi è la tendenza a descrivere alcuni particolari molto soggettivi e variabili a seconda del contesto dell'osservazione stessa (postura, atteggiamento, ecc...) tralasciando molti particolari, non solo del piumaggio, che potrebbero risultare, invece, essenziali per l'identificazione di una specie. I punti più importanti sui quali concentrarsi sono i seguenti.
Perché una descrizione possa considerarsi completa, andrebbero notate:
Ovviamente, non si potranno sempre osservare tutti i particolari elencati qui sopra, e per valutare alcuni di questi (ad esempio lo stato della muta) ci vuole comunque una certa esperienza. Non fa niente; la cosa fondamentale rimane comunque descrivere tutto ciò che si è osservato sul campo (anche se losservazione è stata breve o distante, e molti particolari non sono stati notati), e farlo nel modo più chiaro e preciso possibile. In un secondo tempo, dopo aver ottenuto una descrizione completa delluccello (piumaggio, struttura, comportamento), è bene aggiungere qualcosa sulle circostanze dellosservazione, includendo la durata dellosservazione, la distanza alla quale è stato visto luccello, le condizioni di tempo e di luce, il tipo di binocolo o cannocchiale usati, lhabitat usato dalluccello, la presenza di altre specie, eccetera. Se si è in molti ad osservare un uccello raro, è meglio che ognuno degli osservatori scriva la propria descrizione. E bene anche segnalare la propria esperienza con la specie in questione, e come abbiamo eliminato altre specie simili (nel caso di specie di difficile identificazione è utile soffermarsi su questo punto). Tutto ciò può sembrare complicato, ma in realtà è molto semplice: si tratta soltanto di imparare la terminologia giusta per descrivere un uccello, e di sapere bene cosa guardare quando ci troviamo di fronte ad un uccello raro. Un esercizio veramente utilissimo per migliorare la qualità delle nostre descrizioni è quello di "allenarsi" sulle specie comuni: magari durante una giornata di birdwatching un po noiosa, fermarsi ad osservare in dettaglio una specie comune e cercare di descriverla nella maniera più completa e dettagliata possibile, e ripetere spesso questo esercizio. Unultima considerazione per chi manda i propri avvistamenti ad un comitato di omologazione: è quasi inevitabile che prima o poi una nostra segnalazione non verrà omologata. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo non vuol dire che il comitato ci considera dei birdwatcher scarsi o inaffidabili, ma che semplicemente la nostra descrizione non escludeva completamente altre specie simili. Non per questo si dovrebbe essere scoraggiati dal sottoporre le proprie osservazioni ad un comitato di omologazione: non mandando le nostre osservazioni, vengono persi dati importanti sulla fenologia delle specie accidentali. In un paese come lItalia, nel quale linteresse per gli accidentali è ancora poco diffuso, questo è ancora più grave: come si è visto negli ultimi anni con specie quali il Gabbiano di Pallas e lo Zigolo golarossa, fino a poco fa considerate accidentali e che sono invece migratori/svernanti regolari nel nostro paese. E quindi importante continuare a segnalare e documentare la presenza di specie cosiddette accidentali per imparare di più sulla loro vera fenologia e distribuzione. |
Tab. 1: due modi per descrivere.... | |
IMPRECISA | CORRETTA |
Rispetto al Gabbiano reale accanto appare di dimensioni e struttura simile, ma con un portamento più "eretto" e la testa di struttura più delicata e uniformemente bianco latte. Ciò che inizialmente mi ha colpito è stato il becco lungo, con stria che sembrava essere quasi bicolore (scura e rossa) con il rosso che saliva dalla mandibola inf a quella sup., ma con gonys visibile. La fronte sembrava essere più piatta di quella dei gabbiani reali mediterranei classici. Il dorso appariva di un grigio più chiaro del michahellis, le zampe, benché mezze in acqua e poco visibili, non sembravano affatto giallo intenso, anzi apparivano piuttosto spente, chiare, ma dal colore poco definito. L'ala chiusa mostrava remiganti primarie nere con punte bianche apicali piccole tonde e regolari. Il sottocoda era bianco, coda con barra terminale nera. |
Dimensioni e struttura: Gabbiano adulto (o quasi) di dimesioni simili ad un Gabbiano reale L. michaellis (confronto diretto). Struttura anche piuttosto simile, ma con zampe leggermente più lunghe, e forma della testa più "angolare", con vertice più piatto e nuca più squadrata. Becco simile a quello del L. michaellis al quale stava accanto, ma un po' più affusolato, con angolo gonideale meno marcato. |
Gabbiano del Caspio (Larus cachinnans) - foto A. Nitti |
Risorse web |
© 2001, Quaderni di birdwatching Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale senza consenso scritto. |