Quaderni di birdwatching | Anno III - vol. 5 - aprile 2001 |
di Roberto Garavaglia |
A PRIMA VOLTA che ho fatto del birdwatching in Nordamerica, in Canada per lesattezza, sono rimasto allibito. Peter, la nostra guida e maestro, si esibiva in strani suoni fruscianti e bavosi, che lui chiamava "pishing" e che io mi sarei vergognato di produrre in pubblico, ma che avevano il magico potere di far comparire dal nulla orde di uccelli, nel bel mezzo di una foresta boreale deserta fino ad un attimo prima. A sua volta anche Peter mostrava una certa sorpresa; un giorno mi disse: Una mattina, svegliatomi prestissimo prima di tutti gli altri, sono uscito da solo e, in assenza di testimoni, ho provato a imitare il pishing. Senza dubbio una pessima imitazione, e per di più avrà avuto pure un accento italiano, ma dal cespuglio di fronte a me è saltato fuori di tutto: a parte le due specie di Chickadee (versione locale delle cince, sempre le prime ad arrivare) sono comparse diverse parule di specie miste, tordi e (incredibile) un glorioso Ciuffolotto delle pinete che si è messo a studiarmi da meno di due metri di distanza. Una volta tornato a casa, ho subito voluto provare a importare il metodo. A dire il vero, qui da noi le specie di foresta sono davvero pochine: a parte le Cince e i Codibugnoli, e anche questi di rado, ho riscosso ben poco successo. Fuori dal bosco, poi, un fallimento quasi completo. Come mai? Vai a sapere! Comunque mi ero quasi del tutto scordato del pishing e lo avevo relegato tra gli aneddoti da raccontare. |
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Da un po di tempo, io e quelli che fanno birdwatching con me ci troviamo sempre più spesso a fare pishing, senza ritegno e senza vergogna anche davanti ad ignari spettatori dallespressione stupita, che sfuma rapidamente della perplessità al compatimento. |
Un esempio di pishing registrato da Andrea Corso |
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