Quaderni di birdwatching | Anno III - vol. 6 - novembre 2001 |
di Ernesto G. Occhiato |
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Lasciata la macchina al parcheggio di Marina di Alberese si prosegue a piedi lungo un percorso parallelo alla riva, su di un argine ormai danneggiato dal moto ondoso che in circa 40 minuti porta alla foce del fiume Ombrone. In inverno e durante i periodi di passo conviene controllare il mare, dato che è sempre possibile la presenza della Strolaga mezzana in questa area, oltre a stormi molto consistenti (a volte fino a migliaia di esemplari) di Berta minore mediterranea. A marzo fino agli inizi di aprile, stormi di Marzaiole volano nervosamente sul mare verso nord. Le Sule sono osservabili durante linverno. Nel periodo estivo, gruppi meno numerosi di Berta maggiore si avvicinano spesso alla costa. Arrivati alla foce dellOmbrone, dove sono onnipresenti i Beccapesci (e spesso qualche lontano Labbo) conviene controllare per bene la costa alla ricerca del Voltapietre e del Piovanello tridattilo e poi dirigersi a destra verso un ponticello (durante il breve tratto che porta al ponticello è possibile lincontro con la Magnanina) dal quale si domina una estesa area pianeggiante limitata a sinistra dallargine di un canale, di fronte dalla macchia e dal bosco di pino domestico e a destra dalla stradella asfaltata che conduce indietro verso la strada che porta a Marina di Alberese. In questa zona quasi sicuramente dinverno è presente un gruppo di una cinquantina di Pivieri dorati, mentre durante il periodo primaverile-estivo la ricerca della Ghiandaia marina, del Cuculo dal ciuffo (soprattutto nel mese di aprile per questultimo) e dellOcchione può essere fruttuosa. La Calandrella è un comune nidificante. Dal ponticello a questo punto si raggiunge lOmbrone e pochi metri più avanti cè un capanno dal quale si possono controllare le rive del fiume e i campi intorno. Diverse specie di limicoli, fra i quali lAlbastrello, possono essere osservati nei periodi giusti dal capanno, e nei campi intorno in inverno, molte Oche selvatiche vengono a nutrirsi o riposare. Per dirigersi verso il ponticello e poi visitare il capanno, in teoria, occorre munirsi di un biglietto dingresso presso gli uffici del Parco, ma fino alla foce dellOmbrone la visita è libera. E quasi inutile dire che in unarea come questa (includendo anche il tratto di costa a nord dellOmbrone, che verrà trattato più avanti) può capitare qualunque rarità, ad esempio fra i rapaci lAquila di mare, che qualche volta ha svernato in zona, e lAquila minore; fra i passeriformi cito solo il recente avvistamento di Luì pallido nella macchia presso il ponticello alla fine del percorso per la foce dellOmbrone.
Questo percorso che conduce da nord alla foce del fiume Ombrone è un po più lungo rispetto al precedente (circa unora e mezzo) e parte dallabitato di Principina a Mare.
La parte iniziale del percorso segue una stretta fascia dunale che divide la battigia da una serie di stagni (gli stagni della Trappola, appunto) circondati da una folta macchia e da boschi di pino domestico. A metà percorso circa il panorama si apre su unampia area pianeggiante, di solito allagata dinverno e asciutta destate per concludersi alla foce del fiume. Sicuramente questo è il percorso più bello dal punto di vista naturalistico e paesaggistico.
Lantico lago Prile, già conteso in epoca etrusca tra le città di Roselle e Vetulonia, era una vasta laguna separata dal mare da un tombolo lungo diversi chilometri. Col progressivo chiudersi del tombolo la laguna divenne una palude di acqua dolce (sia per il deposito dei fanghi e detriti trasportati dal fiume Bruna, sia per la mancanza di lavori di mantenimento) di notevole estensione, ricca in canneti. Questi permettevano, fino a pochissimi anni fa, la presenza di numerose coppie di Tarabuso. Il padule della Diaccia-Botrona, residuo di quellantico lago, localizzato nei pressi di Castiglione della Pescaia, a nord di Grosseto, ha purtroppo visto negli ultimi anni la propria rapida trasformazione in laguna salata (e con questa la quasi totale scomparsa del Tarabuso come nidificante, così come dellAirone rosso), a causa dellimmissione di acque reflue di origine marina da parte di un impianto per lallevamento del pesce. Il padule della Diaccia-Botrona, che ha una estensione di circa 1300 ettari, è ora caratterizzato da ampi tratti di acqua libera e da estesi salicornieti, soprattutto nella parte più meridionale, che ha carattere salmastro ed alino, ma nelle zone dove vi è un maggior afflusso di acque dolci (soprattutto nella parte nord del padule dove scorrono il fiume Bruna ed un canale ad esso parallelo, il Molla) lembi abbastanza consistenti di canneto ancora resistono. Il confine nord del padule è costituito dallargine che costeggia la strada provinciale che congiunge Grosseto e Castiglione della Pescaia, ad ovest e a sud lestesa pineta di Castiglione della Pescaia, ad est estesi campi coltivati. Tre sono i percorsi che consentono la visita del padule: il primo parte da Casa Ximenes (o Casa Rossa), un vecchio edificio a tre grandi arcate munito di cateratte costruito dall'Ing. Ximenes fra il 1766 e il 1768, durante i lavori di bonifica della zona voluti dal Granduca Pietro Leopoldo per regolare il deflusso delle acque della palude ed impedire il riflusso dell'acqua marina; gli altri due partono dalle zona di Badiola, lungo il confine nord del padule. |
Durante il percorso prestate attenzione ai gabbiani sul Bruna, fra i quali spesso si possono osservare gli Zafferani. Arrivati a Casa Ximenes ci si può fermare sopra il ponticello attiguo ad essa e da lì controllare con il cannocchiale la parte occidentale e meridionale del padule, quindi si può proseguire a piedi seguendo il facile sentiero che dal ponticello raggiunge la macchia di pini domestici e quindi muoversi in direzione est verso limpianto di allevamento del pesce. Nella limitrofa pineta Le Marze vi è una importante garzaia, con Garzette soprattutto (fino a un massimo di 138 coppie) ed Aironi cenerini. Nella prima parte del percorso, le acque basse della palude consentono la presenza di numerosi limicoli, mentre nella fascia di confine con il bosco di pino domestico nel periodo estivo si può osservare la Ghiandaia marina e, molto più difficilmente, il Cuculo dal ciuffo. Nel cielo è facile osservare il Biancone, alla ricerca di bisce. Sicuramente, però, il percorso più interessante è quello che segue largine meridionale del canale Molla, che scorre quasi parallelo al Bruna (il canale Molla divide la Botrona, compresa fra il fiume Bruna e il canale stesso, dalla Diaccia). Per arrivare allinizio del percorso occorre proseguire da Castiglione verso Grosseto, seguendo largine nord del Bruna, fino ad arrivare, dopo circa 6 km, al ponticello che sulla destra permette di superare il Bruna (in corrispondenza di un bar-ristorante sulla sinistra). Si supera questo ponticello, si prosegue lungo la sterrata fino a superare con un secondo ponticello il canale Molla e quindi si parcheggia. Si risale a piedi verso destra il sentiero che costeggia il canale fino ad affacciarsi sul padule. Tutto largine può essere percorso, teoricamente, fino a casa Ximenes. Guardando a sinistra vi è larea più estesa, salmastra, a destra invece canneti, zone allagate, incolti e coltivi. Il Fenicottero è ormai una presenza costante della palude, con centinaia di individui che si concentrano nella parte centrale della Diaccia e può essere osservato per tutto lanno. Come già detto, le specie più tipicamente legate ad ambienti dacqua dolce come Tarabuso, Tarabusino e Airone rosso sono ormai scomparsi come nidificanti, ma gli ultimi due sono osservabili durante i passi ed il primo ha una consistente popolazione svernante nel padule e può essere facilmente avvistato.
La Diaccia-Botrona ospita poi uno dei più importanti roost italiani conosciuti di Albanella reale (fino a un massimo di 85 ind.). Queste (e i Falchi di palude) possono essere osservate allimbrunire dirigersi verso i canneti compresi fra il canale Molla e il fiume Bruna. Di recente, però, forse per via di un incendio che ha bruciato i canneti, le albanelle sono state viste dirigersi in una zona limitrofa allIsola Clodia, il piccolo promontorio che, nei pressi della Badiola, sovrasta la palude. Molte specie di limicoli svernano alla Diaccia-Botrona, soprattutto Chiurli, Pettegole e Pavoncelle, sebbene, come ovvio, i numeri più importanti si riscontrano durante i periodi di passo. Combattenti e Pittime reali, Piovanelli, Piovanelli pancianera, Piovanelli maggiori, Gambecchi e il più raro Gambecchio nano, Totani mori, Pantane, Piro piro boscherecci e Albastrelli, Pivieresse e Corrieri grossi sono tutti più o meno facilmente osservabili in primavera o autunno. Di passo, sebbene più rare, le Pernici di mare e fra i rapaci, in maggio, i Falchi cuculi. Tra i passeriformi, dinverno è molto comune il Migliarino di palude, assieme a Pispole e a Spioncelli. Un secondo percorso interessante allinterno della palude, o meglio ai suoi confini, è quello che conduce dallabitato della Badiola fino in cima allIsola Clodia. Dal punto in cui si era lasciata la macchina, anziché seguire a destra il Molla, continuare diritti fino allabitato, superarlo e risalire la collinetta. Da lassù vi è una splendida visuale del padule e dei campi circostanti e volendo, si può poi ridiscendere e proseguire seguendo largine che delimita ad est larea. |
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Ringraziamenti Desidero ringraziare Roberto Garavaglia per aver preparato le cartine, Fabio Mirandola e Claudia Valoriani per la scansione delle diapositive e Matteo Lausetti per i dati forniti. |
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