Quaderni di birdwatching | Anno III - vol. 6 - novembre 2001 |
di Marco Mastrorilli |
ON POSSIAMO CERTO definirlo un modo elegante di fare birdwatching. Eppure il ritrovamento di uccelli morti sulle strade è un fenomeno cresciuto in modo esponenziale insieme all'incremento del traffico veicolare. Una realtà che investe buona parte dell'areale olartico, ma non solo, se consideriamo le ricerche condotte in Australia (Brown et al. 1986, Vestjens, 1973) e persino in India (Dhindsa et al. 1988.). Purtroppo nessuno di noi può esimersi dal rilevare frequenti episodi di mortalità tra i vertebrati sia selvatici che domestici (gatti, cani, ricci, rospi e naturalmente uccelli), ma la "strage" coinvolge anche il mondo degli invertebrati e non mancano suggestivi monitoraggi come quello riguardante il Cervo volante. Vista con gli occhi degli animali, la strada diviene una barriera artificiale impenetrabile e letale, specie se l'attraversano soggetti giovani e meno esperti, o se gli stessi animali vengono ingannati da strutture particolari (es. viadotti, ponti, gallerie, ecc.). In questo scenario assume una crescente importanza l'allestimento di efficaci reti ecologiche, capaci di mitigare gli effetti negativi delle infrastrutture viarie. Che il fenomeno sia rilevante è un dato oggettivo: scienziati e ambientalisti da anni se ne occupano con diversi approcci. Anche in Italia non stiamo a guardare: ormai noti sono gli interventi di tutela nei confronti degli anfibi, falcidiati durante le migrazioni pre-nuziali e qualcosa si muove pure per i ricci. E per gli uccelli? I primi studi scientifici risalgono all'inizio del secolo scorso (Sutton, 1927), quando il problema era appena percettibile: oggi decine di milioni di auto hanno accentuato un fenomeno ormai eclatante. Originariamente i naturalisti raccoglievano i dati per prendere coscienza del fenomeno. Oggi invece gli studi di mortalità stradale assumono molteplici valenze:
Il ritrovamento di un animale deceduto sulla strada permette di desumere precise correlazioni spazio/temporali e di ottenere importanti informazioni eco-etologiche. Quando sono riferiti a specie elusive o rare, i dati vengono sovente catalogati ed inseriti in atlanti faunistici, check-list, ecc. Qualora la raccolta di dati assuma un'impronta sistematica, il rilievo di informazioni sull'ambiente adiacente alla carreggiata può consentire non solo futuri interventi di mitigazione a livello locale, ma anche la definizione di parametri standard nei futuri progetti di viabilità. Questo è uno degli obiettivi che si sono posti il CISO e il GPSO. Il Gruppo Piemontese Studi Ornitologici fu il primo ad avviare il noto progetto Gufi & Strade (1992), ripreso a livello nazionale dal CISO nel 1996. La ricerca proseguirà sino a fine anno ed ancora oggi si sollecita una maggior partecipazione dell'Italia centro-meridionale, come emerge nella relazione di Paolo Galeotti che espone i primi risultati degli anni di ricerca del progetto nazionale di Gufi & Strade anche nel recente contributo presentato al CIO a Castiglioncello (Galeotti et al., 2001) Più facili da definire sono gli effetti della rete di comunicazione (strade, ferrovie, aeroporti) sui diversi ecosistemi. Ci sono effetti indiretti, legati alla costruzione, allutilizzo e alla manutenzione delle strade (Dinetti, 1998): modifiche degli alvei fluviali, distruzione della copertura forestale, inquinamento acustico e luminoso, erosione, dilavamento. Ma, soprattutto, il sistema viario provoca una significativa frammentazione degli habitat, capace di incrinare i trend demografici di specie in precario equilibrio. |
Vittime non-Passeriformi più frequenti correlate all'etologia ed alle strade | |||
Famiglia | Specie più frequenti | Cause principali | Strade più interessate |
Ardeidi | Airone cenerino, Tarabuso,Tarabusino, Nitticora | Durante il decollo il volo degli Ardeidi basso e impacciato accentua i rischi di impatti letali. | Strade adiacenti a risaie, aree palustri e canali con vegetazione ripariale |
Accipitridi | Poiana | Incrementi di mortalità si registrano in aree con posatoi ai margini delle carreggiate. Anche la necrofagia sulla strada accentua il fenomeno. | Le autostrade e le vie ad alta percorrenza sono le più soggette a questi episodi |
Falconidi | Gheppio, Albanelle, Falco di palude | Soggetti a frequenti investimenti, durante la caccia, voli radenti adiacenti a strade con transito veicolare rilevante inducono incrementi negli episodi di mortalità stradale | Autostrade, strade minori specie se con posatoi nei pressi del sistema viario o con ponti, rilevati, trincee |
Fasianidi | Fagiano, Starna, Quaglia | Gruppo sistematico ad alto rischio, rischiano gli impatti mentre attraversano camminando le strade | In prevalenza sono uccelli rilasciati per scopi venatori quindi inesperti. Diffusi un po ovunque |
Rallidi | Gallinella d'acqua Porciglione | Rimangono investiti, quasi sempre quando camminano ai margini delle strade sui bordi di canali e aree umide | Strade che confinano con risaie, canali irrigui, aree umide, fiumi e corpi idrici (anche degradati, per la Gallinella) |
Laridi | Gabbiano reale | La necrofagia, come accade in misura più rilevante per i Corvidi, può incrementare episodi di mortalità | A maggior rischio sono le strade nei pressi di discariche, aree portuali e lagunari |
Titonidi | Barbagianni | E' una delle vittime più frequenti; come altri Strigiformi, vola relativamente basso e questo incrementa il tasso di mortalità. Come tutti i rapaci notturni l'incrocio dei fari delle auto può ingannarli durante il volo | E' specie con spiccate attitudini sinantropiche, anche in aree rurali sovente frequenta aree con strade che seppur poco frequentate producono vittime |
Strigidi | Civetta, Gufo comune Gufo di palude | Tutte le specie non prettamente forestali risentono di un'elevata mortalità. Le attività prevalentemente notturne o crepuscolari relazionate al disturbo dei fari dei veicoli possono incrementare questo problema. | Autostrade, strade asfaltate (sia di grande che di piccola comunicazione), negli USA mortalità elevata negli aeroporti per il Gufo di palude (Clark, 1975).Un caso noto in Piemonte (G. Boano, com. pers.) |
Caprimulgidi | Succiacapre | Il suo volo è adattato alla caccia di insetti in aria e talvolta radente al suolo. Tali acrobazie incrementano i rischi durante gli attraversamenti notturni delle strade. Soffre la luce dei fari che possono disorientarlo. | Strade di campagna ai margini di incolti, aree ripariali. Diversi investimenti sono noti anche su strade sterrate (vedi dati Gufi & Strade) |
Altri non passeriformi | Martin pescatore, Upupa, | La mancanza di reti ecologiche e corridoi obbligano il Martin p. a passaggi azzardati, il volo veloce non evita episodi di mortalità. | Strade confinanti con fiumi ed aree umide |
La prima raccomandazione quando si trova un volatile morto è quella di fermarsi solo in condizioni di assoluta sicurezza, evitando di intralciare il traffico e di sostare in aree pericolose. Purtroppo, nella maggior parte dei casi gli impatti sono letali. Quando un animale non muore, anche se prontamente ricoverato in un centro di recupero, le sue condizioni si rivelano spesso gravi; i traumi da impatto con i veicoli provocano prevalentemente fratture (sovente esposte) che conducono a necrosi e recuperi improbabili. Oltre a tentare il riconoscimento dell'animale, è sempre opportuno annotare tutte le informazioni che possono risultare utili alle ricerche avviate in Italia o per verifiche di piccole realtà locali; è importante riportare sul proprio taccuino:
Una volta raggiunta la carcassa dell'uccello, si prende atto dello stato di conservazione, cercando di valutare da quanto tempo l'animale sia stato investito.
In estate le "vittime", rimanendo sullasfalto e sotto il sole, entrano presto in stato di decomposizione; questo deve indurre una maggior cautela nel maneggiare l'animale. Tuttavia, proprio in questa stagione alcuni uccelli (es. Civetta, Barbagianni) sono più soggetti a questo tipo di mortalità; i giovani appena involati sono meno esperti e indeboliti (da deficienze alimentari: Taylor, 1994) e vengono travolti dalle auto. In inverno la situazione migliora. Il freddo aiuta a conservare gli animali e dopo qualche giorno è possibile trovare soggetti in buono stato di conservazione. In questi casi per determinare con approssimativa certezza la data di morte, bisogna porre attenzione allo stato di conservazione degli occhi. I bulbi oculari (ricchi di acqua) si riassorbono, infatti, rapidamente e non è inusuale trovare animali in perfetto stato apparentemente privi di occhi. Gli uccelli più grandi, se investiti in volo, spesso sono sbalzati ai margini della carreggiata di modo che le carcasse non subiscono forti deterioramenti. Al contrario, altri uccelli vengono investiti mentre camminano sulle strade e riportano traumi più devastanti (Rallidi e Fasianidi). Diverse specie, una volta schiacciate sull'asfalto, si prestano al rischio di equivoci, specie agli occhi dei meno esperti. Pensiamo al Gufo comune con il Gufo di palude, al Gheppio con il Cuculo, ecc. Anche per questo il progetto Gufi & Strade invita ad allegare alla scheda di segnalazione una o più penne per avvallare la determinazione e questo scrupolo ha già permesso correzioni importanti. Se poi l'animale ha subito diversi investimenti, il riconoscimento si fa molto difficile: bisogna individuare la specie (ed eventualmente stadi giovanili e sesso) desumendo i caratteri per la determinazione da ciò che resta sull'asfalto. Il corpo privo di caratteri peculiari, divenuto irriconoscibile, obbliga ad osservare le parti più resistenti alle sollecitazioni meccaniche: il becco, le zampe e, soprattutto, il piumaggio. In questi casi la determinazione del sesso e dell'età secondo alcuni dei criteri usuali (perizia necroscopica degli organi sessuali, valutazione dei pesi, muta visibile sull'ala) diviene impraticabile. Anche l'abrasione e l'usura delle penne spesso non si rivelano un buon criterio discriminante negli animali investiti perché la permanenza sul terreno (talvolta sporco e bagnato) può deteriorare la qualità del piumaggio, impedendo la verifica dell'usura. Le penne, pur schiacciate, hanno comunque un'ottima resistenza e assumono una funzione predominante per diagnosticare la specie. Tuttavia anche le penne, possono subire forti decolorazioni, opacità, macchie di sangue e un generale deterioramento. Per rimediare parzialmente si consiglia di detergere con attenzione le penne con acqua calda (al limite miscelata con sapone) ed uno strofinaccio. Se si vogliono conservare, allontanando tarme ed acari, bisogna trattarle periodicamente con naftalina. Lidentificazione della specie a partire dalla penne, pur non essendo difficilissima se si ha un po di esperienza, richiede però unattenta osservazione. A questo interessante argomento, dedichiamo uno specifico articolo in questo stesso numero. |
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