Quaderni di birdwatching | Anno III - vol. 6 - novembre 2001 |
di Antonio Fadda & Maurizio Medda |
ERRATA CORRIGE Per errore la lucertola è stata indicata erratamente come Bedriaga tiliguerta toro. In realtà si tratta della Podarcis tiliguerta toro. |
L PRESENTE ARTICOLO descrive losservazione del comportamento di cleptoparassitismo e di commensalismo della Podarcis tiliguerta toro una piccola lucertola endemica dellisola del Toro in Sardegna nei riguardi del Falco della Regina (Falco eleonorae) che nella stessa isola occupa una colonia della consistenza stimata di circa 60-70 coppie.
Lisola del Toro rappresenta lestremità più meridionale della Sardegna, situata a sud dellisola di SantAntioco da cui dista 11 km, mentre 20 km la separano dal Capo Teulada. La sua geologia è caratterizzata da rocce vulcaniche del Terziario (trachite alcalina olocristallina) abbondantemente erosa e modellata dalle forze del mare e dei venti, con quasi assenza di suolo; la forma è quasi circolare (diametro 350-400 metri), misura circa 11 ha di superficie, e si innalza con forma tronco conica alquanto ripida sino alla quota massima di 112 m s.l.m. in corrispondenza al fanale di avvistamento installato per segnalazione ai naviganti. Le condizioni ambientali estreme selezionano impietosamente le specie in grado di sopravvivere in regime pressoché arido; naturalmente, nellisola prevalgono le Terofite, grazie alla loro capacità di sopravvivere allaridità, traendo ristoro idrico dalla sola condensa mattutina, soprattutto nel lungo periodo annuale privo di precipitazioni. La specie forse più importanti sono il Cardus fasciculiflorus (endemica, ritrovata anche in Corsica e nellIsola di Montecristo), l'Hyoseris taurina ed il Silene martinolii, le uniche ampiamente distribuite su tutta la superficie dellisola. Lisola è raggiungibile soltanto dietro specifica autorizzazione del Corpo Forestale e della Capitaneria competente, motivata da comprovate motivazioni scientifiche, essendo sottoposta a severo vincolo di tutela. |
Laspetto faunistico più evidente è costituito dallavifauna, sia stanziale che di passo. Molto comuni, e riproducentisi sullisola, sono i Gabbiani reali (Larus cachinnans), le Berte maggiori (Calonectris diomedea), i Cormorani (Phalacrocorax carbo), i Marangoni (Phalacrocorax aristotelis), più raro è invece lUccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus). Tra i rapaci, il Falco della Regina (Falco eleonorae) ed il Falco pellegrino (Falco peregrinus) sfruttano abbondantemente la varietà delle specie di passeriformi di passo, e nel periodo migratorio quando le condizioni metereologiche sono favorevoli allavvistamento non è infrequente osservare lAquila anatraia maggiore (Aquila clanga), il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), lAlbanella reale (Circus macrouros), il Falco di palude (Circus aeruginosus); sono state avvistate anche la Cicogna nera (Cicoria nigra), oltre a diverse specie di ardeidi. La colonia di Falco della Regina (di circa 60-70 cpp.), rappresenta la terza colonia sarda dopo la colonia di Capo di Monte Santu nel golfo di Orosei (stimata in oltre 200 cpp.), e la colonia dellIsola di San Pietro (circa 110-120 cpp.). Si tratta di una colonia di importanza storica: fu qui, infatti, che il generale ed esploratore Alberto Ferrero della Marmora scoprì questa specie nellestate del 1836, e ne catturò alcuni esemplari che inviò al Direttore del Museo di Torino, Giuseppe Genè, che provvide alla classificazione della nuova specie. Numerosi sono pure gli insetti e gli Isopodi presenti nellisola, mentre tra i rettili è notevole la presenza della Podarcis tiliguerta toro, specie esclusiva dellisola, ed il Phyllodactylus europaeus (una geco piccolo e scuro). Sono pure presenti di chiara introduzione antropica a scopo venatorio alcuni Conigli selvatici (Oryctolagus cuniculus), che possono fare affidamento soltanto sulle scarse risorse alimentari dellisola, non essendo praticamente limitati da alcun predatore naturale. |
Sullisola ogni essere vivente è costretto a sviluppare la strategia più efficace per recuperare le fonti energetiche necessarie al sostentamento ed alla riproduzione, pena la sua estinzione. Di questa legge ineludibile ho avuto personalmente una riprova in occasione della visita effettuata insieme agli amici della Oasi LIPU Carloforte, oltre ad altri amici naturalisti nei giorni 15, 16 e 17 settembre 2000; scopo della spedizione era quello di effettuare un censimento della colonia di Falco della Regina, a distanza di 5 anni dallunico altro censimento conosciuto (Badami, 1995 50 cpp.). Al termine del censimento contammo 56 nidi attivi (occupati da pulli e/o uova), per una consistenza della colonia tra 60 e 70 coppie, e riscontrammo 6 nidi di Berta maggiore, di cui 5 occupati da altrettanti pulli ed uno con un uovo sterile. Durante la permanenza nellisola abbiamo potuto osservare la popolazione della Podarcis tiliguerta toro e le sue interazioni con i falchi, intenti nella riproduzione; la lucertola è diffusissima su tutto il versante nord dellisola, probabilmente anche per il fatto che rispetto agli altri versanti gode di una minore insolazione, ed al tempo stesso vi si ritrovano pianori o terrazze su cui il sottile strato di suolo esistente supporta una buona parte della vegetazione disponibile sullisola. Le lucertole sono talmente diffuse che ad ogni passo sfuggono a decine. Al tempo stesso manifestano una certa confidenza, probabilmente dovuta alla scarsa conoscenza del predatore Uomo, visto che si mantengono ad una distanza di pochissimi metri; inoltre, a rimanere immobili, soprattutto se sdraiati, non esitano a percorrere il corpo della persona esplorandolo. Rispetto alle comuni lucertole mediterranee (le altre specie presenti in Sardegna e nellItalia meridionale sono la Podarcis tiliguerta e la più comune Lacerta sicula, questultima di maggiori dimensioni) appaiono più piccole (L ca 6-7 cm, dalla punta del muso alla cloaca, lunghezza che raddoppia considerando anche la coda) e caratterizzate da cromatismi variabili ma tutti tendenti al verde scuro o scurissimo (quasi nero), con le caratteristiche punteggiature laterali gialle o giallo-verdi che tendono ad essere ridottissime negli individui più melanici. Sono in perenne frenetica attività durante tutte le ore di luce, e si tengono in stretto contatto visivo ed olfattivo: non appena qualcuna trova una qualche fonte di cibo, viene immediatamente seguita da molte altre, che con lei si contendono la preda, stabilendo le gerarchie nella priorità di alimentazione con scontri fisici e morsi indirizzati al contendente sgradito; sono gli individui di maggiori dimensioni, solitamente maschi adulti, a prevalere in queste brevi dispute. |
Proprio in una circostanza di questo tipo, mentre eravamo intenti ad osservare un interessante flusso migratorio, intorno alle 13.30 del giorno 16/09/00, la nostra attenzione fu attratta da un certo frastuono determinato da almeno 3 lucertole che si contendevano, rotolandosi su se stesse e disputando, il cadavere di una Capinera maschio adulta (Sylvia atricapilla); vista la distanza del teatro della disputa dal nido più vicino (in linea daria circa 10 metri), abbiamo ipotizzato o che la preda fosse sfuggita alla presa del falco in prossimità del nido senza essere ritrovata, oppure le lucertole avessero trovato una di quelle dispense in cui i falchi (particolarmente le femmine) depongono per futuri utilizzi le prede portate dal maschio quando queste eccedano il fabbisogno dei pulli. Talvolta capita che i falchi possano perdere una preda, specialmente durante gli scambi-preda aerei tra il maschio e la femmina, ovvero durante i frequenti episodi di cleptoparassitismo tra maschi che inseguono il falco che fa rientro al nido per rubargli la preda. Le lucertole assalirono la Capinera dalla regione anale, approfittando del minore spessore dei tessuti e della facile edibilità degli intestini e degli organi interni. Allinizio dellalimentazione la Capinera era disputata da sole tre lucertole, ma col tempo ne arrivarono altre, attratte dalla attività frenetica delle compagne oltre che crediamo dallodore della carne o del sangue; sulla carcassa erano al massimo presenti 5-6 lucertole, ma intorno aspettavano il loro turno almeno altrettanti rettili per cui erano, in diverso grado, coinvolte almeno 10-15 lucertole (alcune non riuscirono affatto ad alimentarsi). In pochi minuti luccello venne completamente svuotato, e ridotto ad un involucro costituito dallo scheletro, dalla pelle e dal piumaggio: la testa e le ali non vennero interessate dalla voracità delle lucertole, e delle zampe la sola coscia venne spolpata; la tecnica di alimentazione ricorda quella dei Varani, visto che quando addentano una parte resistente le lucertole si torcono fino a compiere delle piroette su se stesse senza mollare la presa, affinché la parte stretta tra le fauci ceda per torsione. Complessivamente, dal momento in cui attirarono la nostra attenzione a quando abbandonarono la preda ormai priva di parti edibili, erano passati circa 20 minuti: le parti più interessanti del banchetto sono state documentate sia fotograficamente e con riprese video digitali. Un altro interessante episodio di interazione venne osservato allalba successiva, periodo in cui più frequenti sono gli arrivi preda giornalieri, quando i falchi "raccolgono" gli ultimi ritardatari passeriformi migratori notturni che si trovano ancora sopra il mare aperto. Lepisodio riguarda proprio il nido più vicino alla bagarre del giorno prima, che risultava anche il più vicino al nostro campo base e lunico dellisola dotato di tre pulli. Per inciso, questo nido forse a causa della relativa scarsità delle prede approvvigionate risultò teatro di un episodio di cainismo dei due pulli più grandi ai danni del terzo nato, sensibilmente più piccolo dei fratelli: quellassalto dei fratelli non si concluse con luccisione del pullus, ma questi venne lacerato al di sotto di entrambe le ali e sulle cosce di entrambe le zampe, e solo quando la furia dei fratelli si placò apparentemente senza motivo poté allontanarsi nella parte opposta della cavità del nido rispetto a dove si accovacciavano i fratelli, per addormentarsi spossato e molto debilitato. |
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