Quaderni di birdwatching Anno IV - vol. 7 - aprile 2002

Lettere in redazione
Cilento terra amena
di Massimo Vita

        IL CILENTO è una terra amena punteggiata da decine di piccoli paesi che raccontano mille storie tutte diverse eppure tutte in un unico solco, il solco dell'armonia, della collaborazione tra i suoi abitanti e delle gelosie legate ai tanti campanili.

        Oggi abbiamo una nuova e bella realtà che ci fa ben sperare sul futuro della nostra terra; una bella realtà che ci aiuta a mettere in mostra tutte le nostre ricchezze.

        IL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO

        Il parco è un ente istituito con la legge 394 del 6.12.1991, ha una superficie di 181.048 ettari e copre quasi totalmente il sud della provincia di Salerno. Nel territorio del Parco sono comprese le Comunità Montane di: Alburni, Alento-Monte Stella, Bussento, Calore Salernitano, Gelbison e Cervati, Lambro e Mingardo, Vallo di Diano, Tanagro.

        I comuni che rientrano nel perimetro del Parco sono circa 80; tra gli altri citiamo: Agropoli, Ascea, Buonabitacolo, Camerota, Capaccio, Castellabate, Centola, Morigerati, Novi Velia, Petina, Pisciotta, Polla, Roccagloriosa, Rofrano, Roscigno, Santa Marina, Sicignano degli Alburni, Teggiano, Vallo della Lucania.

        L'elemento di maggiore importanza nel territorio cilentano è la particolarità dei climi, della flora e della fauna e i numerosi siti storici e archeologici. Le nostre particolarità ci hanno fatto divenire riserva di biosfera.

        LA RISERVA DI BIOSFERA MAB-UNESCO

        Il Comitato Consultivo sulle Riserve della Biosfera del Programma MAB (Man and Biosphere) dell'UNESCO, nella riunione tenutasi a Parigi tra il 9 ed il 10 giugno del 1997, ha inserito all'unanimità nella prestigiosa rete delle Riserve della Biosfera il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il concetto di Riserva di Biosfera, introdotto nel 1974 dal "Gruppo di lavoro del Programma MAB sull'Uomo e la Biosfera" dell'UNESCO, fu messo in atto nel 1976 con l'attivazione della "Rete Mondiale di riserve di Biosfera" ritenuta la componente chiave per realizzare l'obiettivo del MAB: mantenere un equilibrio, duraturo nel tempo, tra l'Uomo ed il suo Ambiente attraverso la conservazione della diversità biologica, la promozione dello sviluppo economico e la salvaguardia degli annessi valori culturali.

        Il Parco, in applicazione delle direttive del programma MAB-UNESCO, dovrà esercitare, oltre ai suoi compiti istitutivi, una specifica funzione promozionale e socio-economica che tenga anche conto delle interrelazioni tra beni culturali e beni naturali. La rete MAB comprende 329 riserve in 82 paesi e permette che l'informazione circoli liberamente fra tutte le nazioni interessate. Per rimanere in ambito Parco e sottolineare i vantaggi che ne ottiene il Cilento, sottolineiamo il riconoscimento quale patrimonio mondiale dell'umanità.

        IL PARCO NEL PATRIMONIO MONDIALE DELL'UNESCO

        La Candidatura del Parco e dei siti archeologici di Paestum e Velia per l'inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO assume un aspetto innovativo a livello internazionale, sia perché propone in modo unitario ed inscindibile i valori Ambientali e Culturali della vasta realtà territoriale di uno dei più grandi Parchi Nazionali Italiani, importantissimo in ambito mediterraneo, sia perché è stata avanzata per proposta di più Autorità territoriali ed amministrative (Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Provincia di Salerno, Comune di Capaccio-Paestum, Ente Provinciale per il Turismo, di intesa con le Soprintendenze B.A.A.A.S. ed Archeologica e sotto l'alta garanzia della Prefettura di Salerno). Riporto la motivazione che è stata utilizzata per la presentazione della candidatura.

        "il Parco del Cilento e del Vallo di Diano, risultato dell'opera combinata della Natura e dell'Uomo, rientra nella categoria dei paesaggi evolutivi (Beni Misti), essendo il risultato di eventi storici, sociali, economici, artistici e spirituali, e raggiungendo la sua "forma" attuale in associazione e risposta al suo ambiente naturale. E', oggi, un paesaggio vivente che, pur mantenendo un ruolo attivo nella società contemporanea, conserva i caratteri tradizionali che lo hanno generato nell'organizzazione del territorio, nella trama dei percorsi, nella struttura delle coltivazioni e nel sistema degli insediamenti. Come le specie naturali negli ambienti geografici, così i diversi popoli hanno trovato in questi luoghi il punto di contatto, gli incroci e le fusioni, l'arricchimento del patrimonio genetico. Nel Cilento si realizza l'incontro tra mare e montagna, Atlantico e Oriente, culture nordiche e culture africane. Il territorio fonde popoli e civiltà e ne conserva le tracce evidenti nei suoi caratteri distintivi: la Natura, il Patrimonio Culturale, Archeologico, Architettonico, l'Assetto Territoriale intriso di elementi medioevali, il mondo vivo delle Tradizioni. Posto al centro del Mediterraneo ne è dunque il Parco per eccellenza perché di questo mare incarna quello che è lo spirito più profondo, la ricchezza in biodiversità, la compenetrazione ambientale, la Storia sintesi dell'incontro di genti e civiltà diverse.".

        Nel Cilento si possono trovare boschi di castagni e di lecci, paesi abbarbicati alle rocce o adagiati sulle rive. Pochi immaginano che a determinare questo affresco, fatto di forme e colori suggestivi apparentemente in forte contrasto, sia la duplice natura geologica delle rocce che costituiscono il Cilento: quella del "Flysch del Cilento", che ha la sua massima diffusione in corrispondenza del bacino idrogeografico del Fiume Alento e dei principali monti del Cilento occidentale, quali il Monte Centaurino (1433 m), e quella delle "rocce calcaree" che costituiscono i complessi montuosi interni (Alburno-Cervati) e meridionali (Monte Bulgheria, Monte Cocuzzo) del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

        Sulla costa alta, il Flysch si caratterizza per la fitta stratificazione delle rocce che talora assumono forme e colori particolari come è possibile riscontrare in località Ripe rosse o nel terrazzo marino di Punta Licosa. I paesaggi che ne derivano si riconoscono per le morfologie spesso dolci e per la maggiore presenza arborea della macchia mediterranea.

        DALLA PREISTORIA ALLA STORIA

        La natura carsica delle terre cilentane e la conseguente ricchezza di grotte ha senza dubbio favorito la presenza dell'Uomo che in esse si è rifugiato, ha trovato riparo, ha consumato i suoi pasti. i più antichi segni della presenza antropica risalgono al Paleolitico medio (500.000 anni a.C.) e le sue tracce continuano attraverso il Neolitico e fino all'Età dei Metalli.

        La presenza dell'Uomo primitivo è ancora oggi tangibile attraverso la presenza dei suoi "strumenti" disseminati si lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario, sia in quelle interne dislocate lungo gli antichi percorsi di crinale dei massicci montuosi (Grotte di Castelcivita), sia nel Vallo di Diano (Grotte dell'Angelo, Pertosa). Ed è attraverso questi antichi sentieri che prese probabilmente avvio la grande avventura delle prime comunità che, senza soluzioni di continuità e per migliaia di anni, stabilirono contatti e intrecciarono scambi e relazioni con i Popoli del mare e con quelli dell'Appennino. Le testimonianze, nella comunanza di forme degli oggetti locali con quelli delle antiche culture delle Lipari, del Tavoliere, di Serra d'Alto, sono nei corredi funerari della locale Cultura del Gaudo.

        Con l'avvento dei Greci nacquero le prime città coloniali: Pixunte, Molpa e l'antica Poseidonia (la romana Paestum), fondata dagli Achei sibariti che qui giunsero, con i popoli appenninici, non dal mare ma attraverso i ben noti, più sicuri e più rapidi percorsi di crinale. Mentre il mare portò i Focei, originari dell'Asia minore, fondatori di Elea (oggi Velia), la città della Porta Rosa, di Parmenide e della sua Scuola Filosofica Eleatica, una delle più importanti e famose del mondo classico, e della prima Scuola Medica. Poi, a partire dal IV secolo a.C., Lucani, Romani e Cristiani d'oriente intrecciarono traffici ed alleanze, avviarono conflitti e guerre, occuparono e rifondarono città, trasformando il Cilento in un crogiuolo, dove si fondono e si mescolano popoli e culture. Il Cilento ha subito anche una lunghissima invasione di popoli barbarici tra le altre quella dei Visigoti di Alarico, la guerra gotica tra Totila e Belisario.

        L'attuale configurazione dei centri abitati è anche caratterizzata dal diffondersi del Monachesimo Basiliano, dall'imposizione feudale dei Longobardi, i continui attacchi dei Saraceni. Ed ancora una volta ci fu l'incontro tra civiltà diverse, nacquero abbazie e cenobi in cui coesisterono il rito greco e quello latino, lasciandoci splendidi gioielli come la Badia di Pattano con la Cappella di S. Filadelfo gli affreschi della Cappella Basiliana a Lentiscosa. Il nostro territorio subì una trasformazione significativa nel periodo della dominazione dei Normanni (1076). I normanni trasformarono il Cilento in terra di Baroni, latifondi e sfruttamenti. Per gli anni a venire i Sanseverino, gli Svevi, gli Angioini, combatterono, congiurarono, e le loro tirannie sovente innescarono rivolte; l'intero territorio fu smembrato tra nobili senza scrupoli che, tra il XVI ed il XVII secolo, scrissero una delle pagine più tristi e crudeli di questa terra, contribuendo anche alla nascita del Brigantaggio. E qui la Storia diventa leggenda, ballata di eroi, epopea di un Popolo orgoglioso e stanco di continue violenze e angherie. E finalmente, dopo il sacrificio dell'ennesimo martire immolato in terra cilentana nei pressi di Sanza (Cippo di Pisacane), le Genti del Cilento e Vallo di Diano riconquistarono l'agognata giustizia e libertà.

        LA FAUNA

        La fauna del Cilento è assai diversificata in virtù dell'ampia varietà di ambienti presenti sul territorio. Aree costiere e montane, fiumi impetuosi e ruscelli, rupi e foreste, determinano altrettante comunità faunistiche dove spesso emerge la presenza di specie di alto valore naturalistico. Sulle vette, sulle praterie di altitudine e sulle rupi montane sono frequenti l'Aquila reale e le sue prede d'elezione: la Coturnice e la Lepre appenninica. L'aquila divide questo ambiente con altri rapaci come il Falco pellegrino, il Lanario, il Corvo imperiale ed il Gracchio corallino.

        Tra i pascoli è facile osservare l'arvicola del Savi, un piccolo roditore erbivoro predato dalla Volpe, dalla Martora o anche dal Lupo specie quest'ultima la cui popolazione sembra essere in leggera crescita. Tra gli stessi prati, regno di numerose specie di farfalle, vivono la Lucertola muraiola e la Luscengola peculiare per la sua somiglianza ad un piccolo serpente ma dal quale differisce per la presenza di piccoli arti.

        Tra la ricca avifauna delle foreste di faggio le specie più tipiche sono il Picchio nero, il Picchio muratore e il Ciuffolotto, mentre di grande interesse è la presenza dell'Astore uccello rapace la cui distribuzione è in declino.

         Sugli alti alberi vivono anche mammiferi come il Ghiro o Quercino, mentre altri piccoli roditori frequentano tane scavate tra le radici, come nel caso dell'Arvicola rossastra, o tra le piccole radure che si aprono nella foresta, come il Topo selvatico e il Topo dal collo giallo. Questi piccoli roditori sono tra le prede preferite del Gatto selvatico, la cui presenza rappresenta un'altra emergenza naturalistica di grande interesse. Sulla corteccia degli alberi vive inoltre un raro insetto: il coleottero Rosalia alpina, specie di importanza europea. Molto ricca è anche la fauna dei corsi d'acqua dove senza dubbio domina la popolazione di lontre forse più ricca d'Italia. Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l'acqua è più fredda, più costante ed i folti boschi ripariali forniscono abbondante ombra, vivono la rara Salamandra dagli occhiali, endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra.

www.santamarinacilento.org - www.cilento.it/
e-mail: parco@cilento.it - santamarina@libero.it

Ente Parco: 0974/719911
Centro Locale di Santa Marina: 0974/984978.


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