Quaderni di birdwatching Anno IV - vol. 8 - ottobre 2002

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Titolo
Una rara nevicata sulla laguna - foto D. Occhiato     

        IL NOSTRO ITINERARIO MAREMMANO ci porta ora, dopo aver lasciato il Parco Naturale dell’Uccellina, più a sud, verso la Laguna di Orbetello, quasi al confine con il Lazio.

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        La Laguna di Orbetello è compresa fra il Monte Argentario ed i due tomboli della Feniglia (a sud) e della Giannella (a nord) ed è divisa in due parti dalla lingua di terra e dalla diga che, attraverso Orbetello, congiunge la costa all’Argentario. Il tombolo della Giannella ha avuto origine dai detriti, depositati dal fiume Albegna, che con il trascorrere del tempo hanno ridotto la comunicazione della laguna con il mare aperto. Si è così creato un ambiente vario ed interessante, comprendente il litorale sabbioso, i tomboli ricoperti di macchia, modeste superfici di acqua dolce e soprattutto le zone umide salmastre dove la salicornia è una delle specie vegetali più diffuse. Dove il Canale Nuovo di Fibia s’immette nella laguna, in corrispondenza dell’angolo nord della stessa (noto come Stagnetto di Albinia), l’apporto di acqua dolce favorisce lo sviluppo del canneto. La macchia mediterranea cresce invece abbondante sull’Argentario, un po’ più scarsa, ma presente con tutte le sue essenze, lungo il Tombolo della Giannella e nell’area dell’oasi di Orbetello, dove si possono ammirare magnifici esemplari di sughera. La sughera, insieme con il pino domestico, è particolarmente abbondante nella macchia della Patanella, sulla riva orientale della laguna di Ponente. Sul tombolo della Feniglia invece, predomina il bosco di pino domestico.

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Gufo comune alla Patanella
foto E. Occhiato

        L’intera area, se si vuole includere anche il promontorio dell’Argentario, può essere visitata con calma nell’arco di un fine settimana, ma direi che in una sola giornata (anche invernale), se si segue il percorso che mi appresto a descrivere, si riesce sicuramente ad esplorare le zone migliori e più ricche per l’osservazione degli uccelli. Queste si trovano in pratica tutte intorno alla Laguna di Ponente.

        Tenendo conto che l’oasi WWF di Orbetello, qui sicuramente al centro del nostro interesse, è aperta al pubblico dalle ore 10 (vedi avanti), l’itinerario che suggerisco è il seguente: visita mattutina allo Stagnetto di Albinia; poi, in periodo invernale, si può controllare la laguna per strolaghe ed anatre marine dal molo di Orbetello, mentre nel periodo primaverile si può velocemente esplorare la Patanella; quindi, finalmente, visita all’Oasi, dove si può concludere la mattinata.

        Di pomeriggio visita dell’area denominata Stagnino e Stagnone (ma d’inverno vi è consentita la caccia) o, in alternativa, si procede oltre Orbetello fino al casale della Giannella, dalla parte opposta della Laguna di Ponente, da dove si può osservare la Laguna stessa o fare seawatching. Se non ci si è già stati prima, conclusione della giornata presso la Patanella.

        Se si ha a disposizione una seconda giornata, si può andare in cerca di passeriformi (ed altro) sia nelle zone più interne dell’area (in particolare seguendo la strada che lascia l’Aurelia subito a sud di Talamone e si dirige verso Magliano), sia sul promontorio dell’Argentario.


 [1] Lo Stagnetto di Albinia

        Quello che è comunemente noto come Stagnetto di Albinia non è altro che l’estremità nord della laguna di ponente, dove la minore salinità delle acque favorisce lo sviluppo del canneto.

        Per raggiungere lo Stagnetto, provenendo da Grosseto, occorre lasciare l’Aurelia (SS1) in corrispondenza dell’uscita di Albinia, prendere per il tombolo della Giannella (o per Porto S. Stefano) ma, subito al primo incrocio, svoltare a sinistra e procedere diritti per un centinaio di metri. All’incrocio successivo (da qui già si vede lo Stagnetto) si svolta a destra e dopo qualche decina di metri si può parcheggiare. Sulla destra si trova un chiaro circondato da canneti.

        Di solito in periodo invernale lo Stagnetto è ricco di anatre di superficie: alzavola, mestolone, germano reale sono le specie più comuni, più rara la canapiglia. Il falco di palude molto spesso sorvola l’area. Qui, se si ha pazienza, l’incontro con il porciglione è assicurato durante tutto l’anno. Sicuramente però, soprattutto se il livello dell’acqua è molto basso, è nei periodi di passo autunnale e primaverile che lo Stagnetto acquista importanza per via della facilità con la quale si possono osservare tantissime specie di limicoli, fra le quali spiccano rarità come il gambecchio frullino, che sembra visitare regolarmente quest’area tra fine agosto e gli inizi di settembre. L’albastrello ed il gambecchio nano sono anch’essi visitatori regolari dello Stagnetto.

        In ogni periodo dell’anno, tutte le specie presenti in laguna capitano con una certa frequenza in questa piccola area paludosa e così si può avere la fortuna di vedere esemplari di fenicotteri, spatole e mignattai da vicinissimo. Nel canneto nidificano la cannaiola ed il cannareccione e, infine, tra i passeriformi meno frequenti ed osservabili con una certa fortuna nella zona dello Stagnetto, ricordo il pettazzurro, più volte visto in periodo autunnale proprio fra i canneti dello stagnetto. Più facile da osservare in inverno è il forapaglie castagnolo e durante il passo primaverile lo è il forapaglie.


 [2] L’Oasi WWF di Orbetello

Informazioni presso l’Ufficio Oasi WWF di Orbetello, telefono 0564-870198, localita Ceriolo III, Albinia, oppure presso il Centro di Educazione Ambientale del WWF, telefono 0564-820297. Apertura da settembre a fine aprile, i giorni di giovedì, sabato e domenica dalle 10 alle 14

        L’Oasi di Orbetello, grazie alla sua varietà ambientale, è una delle zone più importanti per la sosta, lo svernamento e la nidificazione degli uccelli in Italia ed è gestita dal WWF fin dal 1971.

        Lasciato lo Stagnetto di Albinia, per raggiungere l’oasi si continua verso sud lungo l’Aurelia fino a trovare dopo circa 2.5 km le indicazioni per l’area protetta. Si lascia quindi la statale per svoltare a destra e seguendo una sterrata dopo qualche centinaio di metri si giunge all’ingresso. Nell’oasi vi è un camminamento principale con nove capanni che si affacciano sulla laguna. All’inizio del percorso, lasciata l’area parcheggio, conviene non avere troppa fretta di raggiungere i capanni, in quanto i campi e le zone aperte sono molto ricchi di uccelli.

        Ad esempio, proprio qui agli inizi di settembre vi è solitamente una notevole concentrazione di rondini rossicce; in primavera-estate sono comuni le averle, fra cui la sempre più rara averla cenerina, l’upupa ed i gruccioni (che nidificano nell’oasi). Il cuculo dal ciuffo (soprattutto in aprile) e la ghiandaia marina fanno spesso la loro comparsa tra i rami dei pini domestici. Il biancone viene di frequente a caccia in estate e d’inverno non è raro vedere lo smeriglio inseguire gli stormi di fringillidi che si concentrano nell’area, così come capitano di frequente il pellegrino e lo sparviero. Durante le migrazioni i cespugli che delimitano il sentiero che porta ai capanni (così come lungo il percorso che include i capanni) ospitano moltissimi passeriformi migratori, come il canapino maggiore, il codirosso, la balia nera, i luì grosso e verde, il beccafico, e tanti altri.

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Pivieressa - foto E. Occhiato
        Giunti al sentiero che congiunge i capanni, consiglio subito di svoltare a destra e di proseguire verso i capanni più lontani (dal 5 al 9) che offrono la visuale sulle zone più frequentate dagli uccelli. E’ impossibile descrivere la diversità avifaunistica dell’Oasi. In inverno migliaia di anatre di superficie trovano rifugio sulle acque protette della laguna, assieme a volpoche, garzette, aironi cenerini e aironi bianchi maggiori. Le spatole sono ormai una presenza costante e il fenicottero supera i 2000 esemplari. Il falco di palude volteggia costantemente in cielo e, d’inverno, uno o due esemplari di falco pescatore sono sempre in zona. La gru capita solitamente a novembre fino all’inizio di dicembre. A volte, stormi anche fino a 50 esemplari sorvolano l’oasi.

        Molti i limicoli svernanti, ma è soprattutto durante le migrazioni autunnale e primaverile, soprattutto se il livello dell’acqua è ideale (questo spesso dipende dai venti, se soffiano dal mare l’acqua è di solito troppo alta), che si osservano decine e decine di avocette, totani mori, pantane, albastrelli, combattenti, gambecchi, piovanelli, ecc. e rarità come il piro piro terek, il gambecchio frullino e il falaropo beccosottile. Tra le tante altre rarità osservate nel corso degli anni nell’oasi, cito solo l’oca colombaccio, il capovaccaio, l’aquila anatraia maggiore, lo storno roseo.


 [3] Il bosco della Patanella

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La Sterna comune da pochi anni nidifica alla Patanella
foto E. Occhiato

        Lasciata l’oasi WWF si prosegue lungo l’Aurelia verso sud e subito si arriva al bivio sulla destra per la Patanella. Si prosegue quindi per qualche centinaio di metri fino ad un incrocio e si svolta a destra lungo una sterrata che porta diritto alla Patanella.

        Il primo tratto del bosco è costituito da pino domestico, dove d’inverno trovano rifugio diversi esemplari di gufo comune (è facile osservarli all’imbrunire). Il cuculo dal ciuffo è stato spesso osservato alla Patanella e soprattutto dove la macchia è più bassa, non è raro imbattersi nella magnanina.

        Proseguendo a destra ci si affaccia sulla laguna da un capanno. Da qui è possibile osservare un isolotto recentemente colonizzato da poche coppie di sterna comune e di fraticello. Continuando lungo il percorso (questo è ad anello e termina all’ingresso della Patanella) si procede finalmente dentro la sughereta e tra una folta macchia di corbezzolo, lentisco e fillirea, dove si nascondono molti silvidi e altri passeriformi. I gruccioni e le upupe sono molto comuni nelle zone più aperte.


 [4] Stagnino e Stagnone

        Alle aree dello Stagnino e dello Stagnone ci si arriva ritornando al crocicchio dove abbiamo preso la sterrata per la Patanella e svoltando a destra lungo una larga sterrata. Questa, dopo un chilometro e mezzo circa, si ferma proprio di fronte alla laguna, fra gli odori pestilenziali delle alghe e di altro materiale in decomposizione, che in questa zona vengono accumulati. Conviene parcheggiare sotto gli eucalipti e procedere spediti verso la laguna per evitare il soffocamento, soprattutto d’estate! Giunti alla laguna, di fronte e sulla destra ci sono di solito delle aree con acqua bassa, ottime per i limicoli. Già a febbraio si concentrano le pittime reali, a marzo il combattente è la specie più abbondante. Si possono osservare piccoli gruppi di piovanelli, piovanelli maggiori, pivieresse e beccacce di mare assieme ai più comuni piovanelli pancianera e gambecchi. E’ facile osservare anche il meno comune gambecchio nano. Il chiurlo maggiore si concentra in queste aree spesso in folti gruppi.

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Serapia lingua a Stagnino-Stagnone
foto E. Occhiato

        Conviene ancora continuare sulla destra fino ad arrivare quasi al confine della Patanella e da lì controllare la laguna (spesso si vede il falco pescatore posato sui paletti piantati in laguna) e le sue rive. Infine, nei prati di tutta l’area sono molto comuni l'allodola e la cappellaccia e, nei periodi adatti, la pispola e lo spioncello. Anche la magnanina è facile da osservare. Il calandro è numeroso durante il passo primaverile e nelle zone di macchia sono molti i passeriformi migratori facili da osservare. Tra gli altri nidificanti sono segnalati anche l’occhione e la calandrella.

        Proseguendo da dove si è lasciata la macchina verso sinistra si va invece verso le aree dello Stagnino e dello Stagnone. Tuttavia, consiglio di evitare di spingersi troppo oltre il primo canale che s’incontra lungo il percorso sia per la presenza dei fenicotteri, i quali sembrano essere particolarmente sensibili al disturbo antropico (vi è stata, infatti, apparentemente per questo motivo, una sola nidificazione finora, nonostante la presenza costante di questi bellissimi uccelli da molti anni) sia per una garzaia nella quale nidificano aironi cenerini e garzette.

        D’inverno la zona è aperta alla caccia e, tranne che nei giorni di chiusura di questa, non conviene andarci.


 [5] La diga di Orbetello

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Edredone, sempre più raro nella laguna
foto E. Occhiato

        Alla diga di Orbetello ci si arriva superando l’abitato di Orbetello e parcheggiando immediatamente prima della diga stessa, in corrispondenza di un vecchio mulino abbandonato in laguna. Da qui, soprattutto in inverno, è possibile osservare in laguna specie molto interessanti come la strolaga minore, la strolaga mezzana, il quattrocchi, gli orchi e gli orchetti marini. Fanno da cornice i comunissimi svassi maggiori e svassi piccoli, mentre sono più rari lo svasso cornuto e lo svasso collorosso (questo spesso osservabile fino ad aprile, in livrea nuziale). Fino a qualche anno fa era facile osservare anche gli edredoni ma, forse per i cambiamenti nella qualità delle acque, sono ora sempre più rari. Anche lo smergo minore è molto frequente d’inverno. Avendo la pazienza di osservare i numerosi gabbiani, non sarà difficile trovare il gabbiano roseo, soprattutto nell’area di laguna prossima al termine della diga verso l’Argentario.


 [6] Il casale della Giannella

        Al casale della Giannella (dove vi è una foresteria del WWF) ci si arriva proseguendo dalla diga di Orbetello verso l’Argentario, si svolta a destra verso Porto S. Stefano e quindi dopo 3 km circa ancora a destra per il tombolo della Giannella. Dopo qualche chilometro sulla destra si trova l’indicazione per il casale. Qui c’è un capanno che dà sulla laguna. D’inverno sicuramente conviene anche prendere lo stradello che conduce sulla spiaggia dato che in mare qualche strolaga mezzana è sempre presente.


 [7] Monte Argentario

        Numerosi sono i sentieri che attraversano il Monte Argentario e sicuramente molti si prestano per fare delle belle camminate assieme a dell’ottimo bird-watching. Quello che preferisco corrisponde alla strada in parte asfaltata (comunque molto malmessa) e in parte sterrata che corre lungo il tratto di costa meridionale dell’Argentario, da Porto Ercole verso Torre dell’Avoltore, quindi Torre delle Cannelle e infine Torre della Maddalena. La macchia è molto bella e sono osservabili molte specie di silvidi (magnanina, magnanina sarda - unico sito continentale italiano per questa specie -, sterpazzolina, occhiocotto, sterpazzola), così come la monachella, il passero solitario e il ben più raro zigolo capinero. Il biancone volteggia spesso a caccia delle sue prede favorite, i serpenti.

        In settembre, se si ha voglia di passare una giornata a scrutare il cielo in cerca di rapaci, conviene prendere la strada che porta verso il Telegrafo e fermarsi, superato il Convento dei Frati Passionisti, dove la vegetazione più rada consente la visuale sulla Laguna, più o meno in corrispondenza del Fosso di S. Antonio. Durante la migrazione autunnale molti rapaci, fino a qualche decina al giorno, seguono la linea di costa del Tombolo della Giannella o giungono dai Monti dell’Uccellina sorvolando il tratto di mare compreso fra Talamone e il Monte Argentario, dove prendono quota sfruttando le termiche. Falchi di palude e pecchiaioli sono le specie più comuni, assieme ad albanelle minori, sparvieri, poiane e lodolai.


Ringraziamenti

Ringrazio mio fratello Daniele per la scansione delle diapositive, Alessandro Laurenti, guardia dell'oasi di Orbetello, per le informazioni fornitemi e Roberto Garavaglia per la preparazione delle cartine.

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