Quaderni di birdwatching Anno V - vol. 9 - aprile 2003

Accidentali
Titolo
di Andrea Corso

        PER ANNI GLI ORNITOLOGI ITALIANI hanno guardato agli uccelli rari ed irregolari, per non parlare dei veri e propri accidentali, esclusivamente come una semplice curiosità, come un uccello "sbandato" arrivato per caso nel nostro paese. Il fenomeno veniva visto solo come evento del tutto casuale, di interesse limitato ai collezionisti prima (che erano alla ricerca di un pezzo raro per la loro raccolta di esemplari o per il loro museo) ed ai birdwatchers poi. Nessun valore scientifico è stato mai attribuito all’osservazione ed alla ricerca delle specie che non risultavano migratrici, svernanti o nidificanti regolari.

Zigolo golarossa in mano all'autore a Bocca di Serchio nel dicembre 1995 - foto R. Gildi

        A seguito del sempre maggiore interesse che invece oggi queste specie suscitano e calamitano a livello internazionale (grazie alle migliaia di birders oggi attivi sul campo), si è visto grazie a studi seri ed estensivi come la visione sopra riportata sia da considerarsi desueta e fallace in gran parte dei casi. Nel presente articolo, che è suddiviso in due parti, la prima in questo numero di Quaderni di birdwatching, tento di fornire un quadro riassuntivo che possa rispondere, almeno in parte, all’annosa questione: a cosa serve un accidentale?

        In maniera del tutto discorsiva e semplice, seria ma colloquiale, cerco di fornire un’analisi mirata del problema. Di seguito riporto dunque una discussione punto per punto dei campi di studio in cui l’analisi delle segnalazioni di uccelli irregolari, rari o accidentali, fornisce interessanti dati e che può stimolare future ipotesi di lavoro e di indagine. Prima dell’esame dei vari punti però, voglio riportare una breve visione generale delle cause per le quali un uccello giunge in un’area dove non dovrebbe arrivare.

        A spiegazione delle varie ipotesi riportate in questo articolo riporto diverse cartine geografiche con indicate le possibili o certe rotte di migrazione e la distribuzione degli areali di svernamento e nidificazione. Sebbene abbia cercato di essere quanto più preciso possibile (riferendomi a tutte le fonti, edite ed inedite, in mio possesso), si tratta solo di mappe indicative e fatte grossolanamente per indicare in linea di massima quanto viene riportato nel testo e dare subito un "colpo d’occhio" della questione e non vanno quindi prese come scientificamente circostanziate in tutti i loro dettagli.


 Perché gli accidentali arrivano dove non dovrebbero...
 Un po' di terminologia


 Erratismo a corto-raggio

        Dispersione post-giovanile: è cosa ben nota che dopo l’involo esista una dispersione giovanile in molte/tutte le specie di uccelli. Numerosi individui (probabilmente non tutti), spesso ancora in piumaggio giovanile (juv.), o subito dopo (quindi prima del normale periodo di migrazione) si disperdono dall’areale di nidificazione casualmente (random) sul territorio. Qualcuno di questi individui si disperde verso nord, in direzione completamente opposta a quella normale. Di norma questi spostamenti sono di corto-raggio ma a volte possono spingersi per centinaia se non migliaia di chilometri (vedi in seguito). Una possibile spiegazione degli spostamenti a corto-raggio di questi giovani "inesperti" potrebbe essere quella di prendere conoscenza della geografia dell’area di nidificazione e visualizzare le caratteristiche del territorio. Questa esperienza immediata e precoce del territorio di nidificazione rende possibile un buon orientamento nell’areale riproduttivo di nascita (a cui più o meno gran parte delle specie sono risultate essere fedeli) al primo ritorno (in molte specie dopo un paio di anni: per es. Nibbio bruno, Falco pescatore, Capovaccaio, …). Oppure, se negli anni seguenti l’individuo necessita di spostarsi dai dintorni dell’area di nascita, tornerà molto vantaggioso avere esperienza pregressa di altre potenziali aree favorevoli di nidificazione (in questo contesto si può inquadrare, in effetti, il fenomeno delle colonizzazioni di nuovi areali da parte di specie prima assenti nell’area). Un’ulteriore motivazione per tale erratismi post-giovanili sarebbe quella di scoprire adeguate zone di alimentazione differenti da quelle già estensivamente usate dagli adulti o da individui della stessa specie. Infatti, tali dispersioni non avvengono solo nelle specie migratrici: si possono verificare anche in specie sedentarie (ricerca fonti di cibo, nuovi areali ecc.). Al fenomeno di dispersione post-giovanile sono imputabili molte delle segnalazioni autunnali nel nostro paese di uccelli i cui areali sono prossimi all’Italia. La dispersione a corto-raggio, infatti, può spiegare solo l’arrivo di specie con areali limitrofi: alcuni esempi effettivi o possibili possono essere la Locustella fluviatile in Italia settentrionale (assurdamente segnalata solo una volta con certezza, più altre 3 volte in maniera dubbia), il Pigliamosche pettirosso, la Balia caucasica dall’Albania e dalla Grecia alla Puglia (incredibilmente mai segnalata in questa regione certamente per mancanza di osservatori), la Cincia dalmatina (solo 4 segnalazioni: realisticamente potrebbero essere di più), l’Averla maggiore meridionale (ca 30 segnalazioni), il Canapino levantino (incredibilmente mai segnalato con sicurezza), il Canapino pallido (che dovrebbe essere regolare nel nostro paese), l’Usignolo maggiore in Italia nord-orientale (ormai regolare), l’Usignolo d’Africa (ca 40 segnalazioni), il Picchio muratore corso (stranamente mai segnalato con certezza), l’Averla mascherata (come per la precedente), ecc. A conferma di quanto detto, gran parte delle segnalazioni delle specie menzionate o simili sono imputabili ad individui juv o al 1° inverno.

        Over-shooting primaverile: certo non può sorprendere che alcuni individui di specie che viaggiano anche 2000/3000 km verso nord di ritorno dai quartieri di svernamento africani possano incorrere, in associazione a fenomeni di "vento di coda" (tail-wind), in errori di valutazione e trovarsi a sorpassare (over-shoot) i siti di sosta finale nell’area di riproduzione. Un uccello che oltrepassi la sua meta finale, è comunque molto probabile che riesca poco dopo a correggere la direzione e ritornare sui suoi "passi". Questo fenomeno avviene di norma durante forti venti meridionali (ad es. lo scirocco) e si può probabilmente attribuire soprattutto ad individui inesperti, ad esempio uccelli al 2° calendario (nella loro prima migrazione primaverile). A questo fenomeno si possono imputare le osservazioni primaverili di Monachella del deserto in Sicilia [Fig. 1], di Usignolo d’Africa in Sicilia, probabilmente di Balia caucasica in Italia centro-meridionale (ma non solo a questo fenomeno) [Fig. 2], ecc.

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Fig. 1 Monachella del deserto - La linea continua lunga indica un possibile arrivo in Italia di individui della ssp. atrogularis per via di una migrazione inversa o speculare. La linea tratteggiata indica una possibile rotta per l'arrivo in Italia di individui della ssp. homochroa a seguito di migrazione inversa. La linea tratteggiata corta con freccia (OS) indica una possibile rotta di arrivo in Sicilia di individui della ssp. homochroa a seguito di over-shooting primaverile. Alcune osservazioni autunnali in Sicilia (o anche in Italia) possono essere attribuite inoltre a dispersione post-giovanile.

Fig. 2 Balia caucasica - La linea continua indica possibili rotte di individui che arrivano in Italia a seguito di over-shooting primaverile. La linea rossa tratteggiata indica una probabile rotta migratoria primaverile attraverso il Mediterraneo centro-meridionale, provenienti da aree di svernamento sconosciute o poco conosciute dell'Africa occidentale o centrale.


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Fig. 3 Zigolo delle nevi - La zona in celeste indica l'areale di svernamento. Le linee convesse indicano movimenti invernali che portano negli inverni più freddi diversi individui in Italia, soprattutto nord-orientale.

        Movimenti invernali: spostamenti più o meno lunghi non sono esclusivi del periodo delle migrazioni. Come è stato dimostrato con certezza, molte specie compiono dei movimenti, a volte molto lunghi, anche durante l’inverno. In effetti, anche dopo essere giunti nei quartieri di svernamento, alcuni individui possono successivamente spostarsene percorrendo distanze da poche decine di chilometri sino a diverse centinaia. Questi spostamenti avvengono in genere per cause ambientali, climatiche, di cibo. Ci sono due motivi principali. Innanzitutto se la temperatura di un’area, di una regione, cala repentinamente e drasticamente per motivi climatici, se si verificano delle ghiacciate o forti tempeste di neve, molti uccelli saranno costretti a spostarsi improvvisamente alla ricerca di ambienti più favorevoli, dove poter trovare cibo e sopravvivere al freddo. Questo è il motivo principale che in alcuni inverni spinge in Italia centinaia di Cigni reali dall’Europa settentrionale e orientale. Lo stesso vale per le oche, incluse quelle in genere rare in Italia come l’Oca collorosso, l’Oca colombaccio e facciabianca, l’Oca zamperosee e l’Oca lombardella minore. Tra i passeriformi tipico è l’esempio delle Zigolo delle nevi [Fig. 3]. Un altro motivo è che se il livello idrico di una zona umida si abbassa sino al prosciugamento o comunque sino a condizioni non ideali, molti uccelli acquatici abbandoneranno l’area alla ricerca di siti più idonei. Di norma gli spostamenti per questa causa rientrano nel raggio di poche decine, al massimo un centinaio di chilometri. Ma spesso possono interessare invece lunghe distanze come indicato più avanti.

        Deviazione da vento/Wind drifting: influisce spesso e concorre col fenomeno dell’over-shooting. Può influire però non solo spingendo eccessivamente in avanti un migratore ma deviando a est o ovest la sua rotta. La deviazione è di norma limitata e facilmente corretta per cui può essere la causa di arrivo di un accidentale la cui rotta normale è comunque vicina. Ad ogni modo, a volte può capitare che alcuni individui (magari debilitati, feriti o malati) spostino l’asse lungo il quale stanno migrando anche di molti chilometri (es. Damigelle di Numidia nel maggio 2002 sullo Stretto di Messina - NB una delle 3 del gruppo aveva la zampa spezzata) e quindi tale fenomeno rientra anche tra quello dell’erratismo a lungo-raggio descritto in seguito.


 Erratismo a lungo-raggio

        Dispersione post-giovanile a lungo-raggio: la dispersione post-giovanile, già discussa, non include solo spostamenti a corto-raggio. In effetti, tali spostamenti possono interessare centinaia, spesso migliaia, di chilometri. Per ragioni varie (che siano climatiche atmosferiche o fisiologiche) alcuni individui proseguono nella dispersione post-involo per distanze molto elevate. Un lampante esempio conosciuto in bibliografia per l’Italia riguarda un Cavaliere d’Italia inanellato da pullus in Sicilia meridionale nel giugno del 1980 e ripreso l’agosto seguente a Ferrara, a più di 1000 km! (Iapichino & Massa 1989). A questo tipo di spostamenti si possono imputare le segnalazioni autunnali in Italia di specie quali la Monachella del deserto [Fig. 1], la Monachella nera, la Pernice di mare orientale, il Corrione biondo, l’Ubara, l’Allodola del Dupont e quella beccocurvo, la Silvia nana del deserto, il Piro piro Terek in Italia settentrionale, ecc.

        Over-shooting a lungo-raggio: come già discusso in precedenza, il fenomeno dell’over-shooting porta fuori rotta e quindi in siti inusuali alcuni individui durante la migrazione primaverile. Non siamo di fronte a motivi fisiologici (come rotte inverse, deficit nel sistema di orientamento ecc.). Alcuni individui continuano lungo la stessa rotta erronea per centinaia di chilometri sino a quando non sono obbligati (principalmente per motivi fisici oppure per barriere geografiche) a fermarsi. La soluzione più plausibile a questo evento è che alcuni uccelli vengono spinti in maniera eccessiva dall’impeto alla riproduzione, semplicemente fallendo di frenare l’impulso sessuale, e quindi migratorio, al momento giusto (la migrazione primaverile nasce da un impulso alla nidificazione, quella autunnale principalmente da una necessità climatica/alimentare). Per questo deficit si spingono parecchio oltre il loro range tipico, raggiungendo località "esotiche" e atipiche dove rimangono per lungo tempo, spesso addirittura cercando un partner per una normale nidificazione. Paradossalmente può però capitare che si ibridino con specie simili o che addirittura incontrino altri individui della stessa specie che hanno fatto lo stesso tipo di errore e facciano coppia con questi. Questa potrebbe essere la spiegazione alle singole nidificazioni strane di alcune specie rare in alcune nazioni. Inoltre, in alcuni casi si può verificare che gli individui sopravvivano e ritornino ogni anno nei nuovi siti di riproduzione, magari tramandando alla prole la loro rotta sui generis. Alcuni tipi di colonizzazione possono essere dovuti a questo tipo di evento, ad esempio per l’Usignolo di fiume, la Garzetta, il Gruccione in Inghilterra o persino lo Zigolo capinero in Italia (ormai in tempi davvero storici).

        Movimenti invernali a lungo-raggio: gli spostamenti invernali, di norma a corto-raggio, possono a volte comportare veri e propri lunghi erratismi. Le cause sono simili a quelle riportate nel caso dei movimenti a corto-raggio. Inoltre, durante vere e proprie bufere di vento gelido o per enormi fronti di mal tempo, soprattutto se associato a tempeste di neve e ghiacciate, alcuni individui di specie comunque in genere abituate a tali condizioni ambientali decidono di spostarsi (forse perché debilitati o spossati) precedendo il fronte, in genere muovendosi nella stessa direzione verso cui questo si muove. Questa potrebbe essere la causa che ha portato in Italia specie quali Luì di Hume (4 segnalazioni, più 2 da omologare), la Calandra siberiana (8 segnalazioni, più 1 non ancora sottoposta), e la Calandra nera (2 segnalazioni).

        Abmigrazione: si indica con questo termine il fenomeno per il quale alcuni uccelli migratori seguono delle rotte inusuali per la specie a seguito dell’unione di coppia con una specie diversa o con un individuo della stessa specie ma di una popolazione diversa (di un areale differente e quindi origine geografica distinta). Avviene di frequente nelle anatre: una Moretta tabaccata che sverni in un lago insieme a migliaia di moriglioni "settentrionali" potrebbe fare coppia con uno di questi e successivamente seguirlo sino al sito riproduttivo (in zone inusuali per la specie e dove risulterà una rarità). Una Moretta che arrivi per varie cause dall’Europa in Nord America, potrebbe accoppiarsi con una Moretta dal collare e poi tornare indietro insieme a questa nei luoghi di origine europei. Può altresì verificarsi per l’"imbrancamento" di singoli individui in grossi stormi (flocks) di individui di specie simili. Avviene spesso in specie simili che condividono gli stessi areali di svernamento. Alcuni esempi potrebbero essere i Falchi cuculi orientali (Falco amurenis) segnalati sullo Stretto di Messina (4 segnalazioni omologate) (Corso & Dennis 1998; Corso et al. 1998; Corso 2000; Corso & Chatley in press). E’ verosimile che in areali marginali di svernamento (extralimital), singoli individui di questa specie si imbranchino con grossi stormi di Falchi cuculi e/o Grillai e passino l’inverno con questi. Alla partenza dello stormo, gli amurensis solitari ne vengono "catturati" e proseguono il viaggio seguendo tutti gli altri uccelli con i quali hanno condiviso l’inverno [Fig. 4]. Lo stesso avviene per le Poiane delle steppe (Buteo buteo vulpinus) che si osservano ogni primavera in migrazione con cospicui stormi di Pecchiaioli in maggio in Sicilia [Fig. 5]. E così via.

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Fig. 4 Falco cuculo orientale - La linea rossa indica la possibile rotta in abmigrazione seguita dagli individui "catturati" in gruppi di Grillai e/o Falchi cuculi che hanno svernato assieme. L'areale di svernamento africano è tratteggiato in nero (e risulta simpatico soprattutto con Grillaio). La linea tratteggiata rossa e i punti interrogativi indicano possibili aree di dispersione; la linea rossa più netta indica una rotta più probabile di ritorno ai siti riproduttivi. La rotta abituale di migrazione è invece indicata in nero (frecce).

Fig. 5 Poiana delle steppe - La freccia rossa larga e bordata di nero indica una rotta di abmigrazione degli individui che hanno svernato (areale in nero tratteggiato) insieme a grossi gruppi di Pecchiaioli. Le frecce rosse sottili indicano le rotte italiane. Il cerchio in rosso con punto interrogativo indica la possibile area di svernamento sconosciuta dell'Africa centrale dalla quale provengono gli individui che passano in marzo-metà aprile sullo Stretto di Messina (con piumaggio delle popolazioni occidentali).


        Migrazione inversa e Migrazione speculare: l’arrivo di un uccello accidentale a migliaia di chilometri di distanza dal suo areale/rotta normale non può sempre essere correlato a semplici condizioni atmosferiche: una "rarità" non può essere solo portata fuori rotta dal vento. Le distanze interessate sono così enormi che ogni iniziale disorientamento di un uccello in condizioni normali (fisiologiche) dovuto a cause metereologiche avverse verrebbe certamente compensato ben prima che questo giunga in un paese del tutto inusuale. Le rarità arrivano, la gran parte delle volte, perché hanno volato deliberatamente in una determinata direzione. Le ipotesi più ampiamente proposte e accettate (oggi anche studiate e provate) per spiegare gli erratismi a lungo (spesso lunghissimo) raggio, quindi l’arrivo di gran parte delle rarità, sono la "Migrazione inversa" e la "Migrazione speculare". La teoria della Migrazione inversa (Reverse Migration o Large-angle Misorientation), formulata per la prima volta da Robol (1969), contempla il verificarsi di una rotazione a 180° della rotta migratoria normale [Fig. 6 - Fig. 7]. Quindi, una piccola (piccolissima) percentuale di individui di una specie migratrice avrebbero la bussola interna invertita, percependo il nord come sud e viceversa. Data la sensibilità ormai provata di un uccello al campo magnetico terrestre grazie alle piccole particelle di magnetite presenti nel suo cervello, potrebbe essere che alcuni individui nascono con una polarità inversa in queste particelle. Si tratta solo di ipotesi e speculazioni che però sempre più di frequente trovano conferma in numerosi seri studi scientifici (es. Thorup 1998; Ullman 1989; Van Impe & Derasse 1994; Phillips 2000). La Migrazione speculare (Mirror-image), invece, definita e delineata da DeSante (1983), comporta una rotazione speculare della rotta. Ossia, se un uccello si dirige normalmente a sud-est, l’individuo aberrante si dirigerà a sud-ovest, se si dirige a est si dirigerà a ovest e così via [Fig. 6 - Fig. 7]. Comunque, che la migrazione sia inversa o speculare, se l’individuo sopravvive tramanderà alla prole (come ormai è provato che avvenga) per via genetica e/o di apprendimento la nuova rotta, e via dicendo per le altre generazioni. Gli esempi di rarità che arrivano nel nostro paese principalmente per questi due tipi di migrazioni aberranti sono numerosi e molti verranno trattati a titolo di esempio più avanti.

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Fig. 6 Migrazione inversa e speculare - Schematizzazione del fenomeno della Migrazione inversa (RM) e speculare (SM). L'area in giallo indica un ipotetico areale di riproduzione di una specie, l'area in azzurro l'areale di svernamento di questa. La freccia in blu indica la rotta normale seguita per raggiungere i quartieri invernali, la freccia rossa una rotta speculare e quella verde una rotta inversa.

Fig. 7 Migrazione inversa e speculare - Un esempio su mappa geografica indicante in verde le rotte di Migrazione inversa e in rosso le varie possibili speculari.


        Migrazione "accidentale" o "erronea": a parte la Migrazione inversa e quella speculare, esiste anche un tipo di migrazione che potremo definire "accidentale" o "erronea" (è una mia terminologia che non pretendo certo sia ufficiale). In effetti, in studi sulla navigazione e orientamento di migrazione, si è visto come diversi individui seguono rotte diverse, differenti dalla normale rotta specifica. Questi individui, persistono nell’orientarsi verso una direzione differente da quella tipica della loro specie. Tale direzione non è nè speculare nè inversa, ma semplicemente deviata, sbagliata. In studi in condizioni controllate, si nota come un ampio raggio di direzioni diverse rientri nel naturale range di variabilità intraspecifica (Berthold 1984, 1995; Wiltshko 1982; Wiltshko & Wiltshko 1972); alcune di queste direzioni risultano inspiegabili e parecchio differenti dalla gran parte degli individui, lungo un asse spostato, fuori trotta e pertanto aberrante. Alcuni uccelli accidentali arrivano così nel posto sbagliato (ma spesso nel momento giusto) semplicemente seguendo questa rotta erronea. Infatti, alcuni uccelli non si orientano chiaramente nel modo "corretto" e la rotta deviata è proprio la rotta che seguono in maniera innata (senza mai correggere la direzione). Anche tale rotta viene poi tramandata e verrà seguita da altri individui.

        Over-shooting autunnale: il fenomeno dell’over-shooting primaverile è ben conosciuto e studiato, descritto dovunque si parli di migrazione. C’è da dire però che simili errori di valutazione certamente non possono essere esclusivi del periodo primaverile. Se infatti l’over-shooting primaverile a lungo-raggio può scaturire da un’eccessiva urgenza sessuale (riproduttiva) di alcuni uccelli che li spinge oltre la loro effettiva destinazione, è anche vero che fenomeni ambientali (come quelli descritti per l’over-shooting primaverile a corto-raggio) o l'inesperienza di soggetti alla loro prima migrazione sicuramente concorrono anche durante il periodo autunnale ad un errore di rotta e di tappa finale. Tramite lo studio degli accidentali si può osservare, studiare e verificare questo fenomeno ancora poco conosciuto. Alcuni esempi possono essere l’arrivo in autunno di Zigolo di Lapponia [Fig. 8] e Fanello nordico [Fig. 9] in Italia settentrionale o, più di frequente, in Italia nord-orientale. Infatti, le segnalazioni (numerose se non regolari in particolare per la prima specie) non si possono esclusivamente attribuire a movimenti di dispersione post-giovanile o a movimenti invernali. In effetti, tra gli individui che arrivano da noi, molti sono anche gli adulti e tali arrivi non si manifestano solo in periodo invernale ed in coincidenza di inverni molto rigidi e fronti di gelo dal nord. Appare così evidente che un prolungamento in avanti della rotta di alcune specie, per errore, avviene anche durante la migrazione autunnale, e può comportare deviazioni anche di centinaia di chilometri (come mostrato dalle figure relative). Errori simili, però, ancor più che nel periodo primaverile ed estivo, possono spesso tornare utili alla specie, poiché potrebbero essere il presupposto alla scoperta di nuovi areali di svernamento ottimali per una data specie (se infatti gli adulti o i giovani trovano condizioni ambientali ideali e sopravvivono, riusciranno in gran parte a tornare indietro a nidificare imparando la nuova rotta). Per finire, la recente segnalazione di Fanello nordico in Sicilia (gennaio 2002) può forse essere attribuita ad un individuo arrivato in over-shooting autunnale in questa regione dalla popolazione della Turchia, e poi rimasto a svernare nell’area. E’ tra l’altro indicativo che si trovasse in un sito della costa sud-orientale [Fig. 9].

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Fig. 8 Zigolo di Lapponia - Un esempio di over-shooting autunnale.

Fig. 9 Fanello nordico - Esempio di over-shooting autunnale/invernale. Le linee indicano le possibili rotte.


        Irruzioni ed invasioni: numerose specie effettuano in particolari annate dei veri e propri esodi, delle emigrazioni. Questi movimenti di massa, dovuti principalmente a questioni di ricerca di cibo, di nuovi areali di alimentazione, si manifestano con vere e proprie invasioni, con irruzioni in gran numero in regioni dove in genere la specie risulta rara o persino accidentale. E’ il caso dello Storno roseo in Italia centro-settentrionale, del Sirratte in Europa nel 1863, 1888, 1908, del Beccofrusone in varie annate, ecc. Di norma queste invasioni si verificano a fronte di un boom nella popolazione nidificante o estivante in un’area (sovrappopolazione e quindi scarsezza di cibo), ma può essere dovuta anche a spostamenti di massa di uccelli in cerca di cibo, che scarseggia per motivi ambientali nei luoghi di origine (inverno precoce, annata negativa per alberi da frutta, siccità, ecc.). Alcune invasioni avvengono in periodo tardo autunnale o anche invernale come nel caso del già citato Beccofrusone, ma la gran parte delle volte si verificano in periodo tardo primaverile o soprattutto estivo. Il caso più tipico è quello degli Storni rosei (che in Italia hanno fatto registrare nelle estati 2001-2002 un record di presenze in Europa centro-occidentale), ma negli ultimi anni (dal 1997 in poi) abbiamo assistito anche a eventi relativi a specie più inattese e dovuti a cause diverse: l’esempio più lampante è quello degli influssi della Pavoncella codabianca (Kiss Botond & Szabò 2000). Questi influssi in Europa (che hanno raggiunto solo marginalmente l’Italia con un totale di 4 segnalazioni) pare siano dovuti ad un erratismo di molti individui in cerca di zone umide idonee a fronte di un’estrema siccità nel loro areale tipico di riproduzione. Questo ha portato molte Pavoncelle codabianca a raggiungere l’Europa in vagabondaggio forzato ed a colonizzare con piccole popolazioni in Romania e altre regioni dell’Europa dell’est. A fronte di un’espansione di areale e una maggiore vicinanza all’Europa centro-occidentale, le segnalazioni sono andate aumentando mostrando dunque un trend nettamente positivo (Kiss Botond & Szabò 2000).


 A cosa servono gli accidentali

 Lo studio delle migrazioni

        Vorrei citare l’ornitologo americano Richard R. Veit, che in un suo recente articolo sull’autorevole rivista scientifica The Auk afferma: "It is difficult to quantify long-distance movement of birds because to the large distance involved. Even nationally coordinated banding (leggi ringing) studies have been hampered by small samples and biased recapture distribution. But a vast and largely untapped body of information is available in the form of records of vagrant birds" (Veit 2000).

        Senza entrare nel merito dei vari studi sulla migrazione in generale (il discorso ci porterebbe troppo lontano e fuori obiettivo primario del presente articolo), mi sembra che questa frase dichiari in maniera lampante l’importanza delle rarità. A parte gli studi dei vari aspetti della migrazione in sè, la raccolta dati sugli accidentali serve, e sempre più servirà, a cercare di spiegare correttamente le ipotesi formulate sino ad oggi sull’esistenza, l’origine e lo svilupparsi della Migrazione inversa e speculare. Si tratta certamente di campi di studio nuovi e veramente affascinanti. Di cui ancora sappiamo ben poco.

        Prima di tutto, ritengo siano di interesse ed importanza notevole i possibili risvolti benefici di tali fenomeni. La domanda se le migrazioni inverse e speculari possano avere qualche beneficio sulle diverse specie e in che termini, risulta a mio avviso assolutamente affascinante e dà origine a campi di indagine in merito illimitati. Esempio: gli individui aberranti, gli accidentali con rotte al rovescio o speculari, possono essere visti come esploratori alla ricerca di nuove aree di nidificazione, ma soprattutto di svernamento (da queste ultime dipende in genere il tasso di sopravvivenza giovanile e degli adulti, nonché, successivamente, il numero dei riproduttori di ritorno), magari del tutto diverse. Vagabondi alla ricerca di zone idonee alla specie differenti dalla norma. Se questi esploratori sopravvivono avendo trovato condizioni climatiche/ambientali ottimali, potranno ritornare indietro e tramandare queste nuove informazioni. Così, se si dovesse verificare una catastrofe ambientale (siccità duratura, incendi distruttivi, alluvioni con allagamenti permanenti, incremento o decremento eccessivo della temperatura, ...), o semplicemente eventi non naturali distruttivi per le popolazioni come le pressioni venatorie eccessive (vedi incidenza del bracconaggio a Cipro sulla Bigia grossa orientale, tanto per dirne una), ci sarebbero dei nuclei satelliti in aree del tutto differenti che garantirebbero la sopravvivenza alla specie.

        Inoltre, una domanda che mi sono posto, sebbene davvero incredibile e forse troppo lungimirante, è relativa al perché questi tipi di migrazioni atipiche si stiano verificando con sempre maggiore frequenza (come sembrerebbe confermato dai dati sul numero di rarità e loro trend in Europa negli ultimi venti anni): è forse dovuto ai notevoli cambiamenti climatici ma soprattutto ambientali e terrestri che si stanno sviluppando sempre più velocemente? E’ dovuto al cambiamento in corso dei campi magnetici terrestri (evento sostenuto da numerosi studiosi)? Può essere che tali cambiamenti potrebbero evolversi in catastrofi che estinguerebbero molte specie, per cui queste stanno "reagendo" (ovviamente come conseguenza evolutiva automatica/di risposta, non "voluta") multi-variando e diversificando i loro areali? E se sì, dobbiamo preoccuparci anche noi, esseri di gran lunga meno "sensibili" e strettamente regolati con il clima, le stagioni, le temperature, i campi magnetici ecc. (come lo sono invece gli uccelli)?

        Non sono io la persona in grado di poter fornire alcun tipo di risposte in merito, ma posso solo porre le domande e i dubbi che altri più preparati di me dovrebbero cercare di chiarire!



 Un po' di esempi

        Di seguito voglio riportare qualche esempio di specie da noi accidentali/rare/irregolari (a seconda della terminologia che vogliamo attribuirgli e usare) che arrivano per via della Migrazione inversa o speculare o di quella "erronea".

 Migrazione inversa e Migrazione speculare

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Fig. 10 Calandro maggiore - Possibile rotta di Migrazione inversa che ha portato i Calandri maggiori a svernare in Sicilia.

        Calandro maggiore: si tratta di una specie ritenuta assai rara in Italia sino al 1994. Dall’inverno ’94/’95 (Corso & Testolino 1997) è invece divenuto uno svernante regolare in Sicilia con un netto trend positivo del numero di individui svernanti (da 2-3 a 38-42 - Corso & Copete in prep.). I primi individui che hanno iniziato a svernare è probabile siano giunti in Sicilia (ma anche in Lazio e Puglia) per via di una Migrazione inversa [Fig. 10]; qui hanno trovato condizioni del tutto ideali e sono ritornati indietro nei siti di nidificazione, tramandando la nuova rotta e di conseguenza i nuovi quartieri di svernamento. L’evolversi dell’age-ratio (classi di età degli individui svernanti) e la localizzazione dei siti interessati sono un chiaro sintomo a favore dell’ipotesi: i primi individui erano tutti uccelli al 1° inverno. L’anno dopo, esattamente negli stessi siti (in realtà proprio negli stessi 100 m), abbiamo osservato degli adulti accompagnati da individui al 1° inverno. E così via… con un numero di adulti di ritorno coincidente al numero di giovani di volta in volta precedentemente presenti (tenuto in conto una certa mortalità sia giovanile che degli adulti). Inoltre, la fedeltà al sito è davvero impressionante palesando senza dubbio il ritorno degli stessi esemplari.


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Fig. 11 Cannaiola di Jerdon - E' illustrata una possibile rotta (freccia rossa) di Migrazione speculare seguita dalla Cannaiole di Jerdon svernanti in Sardegna (e di passaggio in centro-nord Italia). In verde la "vagrancy shadow", l'area di erratismo possibile a seguito invece di Migrazione inversa.

        Cannaiola di Jerdon: specie mai segnalata in Italia sino al 1993, quando un individuo è stato inanellato a Molentargius, Cagliari (Nissardi et al. 1995). Da quell’anno in avanti sono stati registrati diversi casi di svernamento in Sardegna. Alcuni individui già in precedenza inanellati sono stati catturati di ritorno in inverni successivi (Nissardi et al. 1995). Altri individui sono stati osservati in natura, privi di anello metallico alle zampe (Nissardi com. pers.). Non conosco l’age-ratio dei vari individui, ma sono certo che coincida a quanto riportato sopra per il Calandro maggiore e che valga lo stesso evento: esplorazione nuovi areali - scoperta - sopravvivenza - ritorno - colonizzazione (più o meno efficiente e di successo). Nel caso di questa specie, si può essere verificato un tipo di Migrazione speculare [Fig. 11]. In questo contesto si possono inquadrare le segnalazioni di Cannaiole di Jerdon in Italia centro-settentrionale, con una distribuzione geografica esattamente coincidente con un ipotetico percorso di Migrazione speculare degli individui verso i quartieri di svernamento sardi (come mostrato nella mappa riportata). L’osservazione di una Cannaiola di Jerdon certamente svernante in Sicilia, a Vendicari (avvenuta il 3.12.2000) non trova facile spiegazione nel quadro sopra descritto: si potrebbe essere trattato semplicemente di un individuo deviato dalla sua rotta (di poche centinaia di chilometri) da varie condizioni naturali? E quanti sono gli individui che passano per l’Italia? A fronte di circa 10-13 segnalati, quanti ne passano in realtà? Quanti ne perdiamo non catturandoli per l’inanellamento e soprattutto non osservandoli (certamente passano inosservati perché non riconosciuti o materialmente non visti). Per finire, le Cannaiole di Jerdon osservate in Francia e Spagna meridionale arrivano per via dello stesso fenomeno, mentre quelle in Europa settentrionale per via della Migrazione inversa e per dispersione post-giovanile a lungo raggio.


Cannaiola di Jerdon catturata a Montepulciano (SI) il 6 settembre 2001 da Marco Gustin e Nicola Toscani. Ricatturata due giorni dopo da Ariele Magnani - foto Nicola Toscani


        Zigolo golarossa: vale in linea di massima quanto detto per le due specie precedenti. L’arrivo in Italia e successiva colonizzazione può essere attribuibile ad una Migrazione speculare, più che a quella inversa o magari semplicemente ad una Migrazione "accidentale" o "erronea".


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Fig. 12 Zigolo dal collare - Possibile rotta di Migrazione speculare per arrivare in Italia.

        Zigolo dal collare: tracciando un’ipotetica rotta di Migrazione speculare [Fig. 12] si osserva come gran parte degli individui che seguano questa rotta giungerebbero di certo in Italia, in particolare in Italia nord-orientale (dove, in effetti, si concentra il maggior numero di segnalazioni). Il raggio del fronte migratorio è ovviamente più ampio di quanto illustrato nella cartina qui riportata, e questo spiega le segnalazioni in altri paesi. C’è da aggiungere la dispersione post-giovanile e la Migrazione inversa, cui sono attribuibili le numerose segnalazioni in paesi dell’Europa settentrionale come l’Inghilterra. Ciò nonostante, l’Italia, considerato anche il bassissimo numero di osservatori, è attualmente il paese mediterraneo col più alto numero di segnalazioni di questa specie (se ci fossero altrettanti osservatori di Francia e Spagna, ad esempio, quanti ne verrebbero segnalati?). Ne risulta, che questo non può essere spiegato solo con l’arrivo dovuto ad un "accidente" (vento, tempo in genere) o incidente nel normale percorso, come gli ornitologi ritenevano un tempo; deve necessariamente trattarsi di un vero e proprio fenomeno ricorrente, di un vero (seppur aberrante) tipo di migrazione seguita deliberatamente dalla specie.


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Fig.13 Beccaccino stenuro - In blu sono indicate le normali rotte autunnali, in rosso le rotte speculari cui si possono attribuire le segnalazioni in Israele e Sicilia, e in rosso tratteggiato un'ipotetica area di erratismo per Migrazione inversa e over-shooting.

        Beccaccino stenuro: la singola segnalazione di un individuo di questa specie in Sicilia potrebbe attribuirsi a Migrazione speculare [Fig. 13] o semplicemente "erronea". Nonostante si tratti di una sola segnalazione, essendo una specie molto difficile da riconoscere sul campo, tra l’altro elusiva e poco ricercata (quanti si mettono a studiare ogni beccaccino incontrato sul campo), nulla esclude che possa arrivare più di frequente di quanto i dati non dicano. In effetti, in Israele (dove l’origine può ben essere la stessa [Fig. 13]) si è passati da una singola segnalazione di un individuo identificato in mano a più di 5 nel giro di pochi anni, quasi ogni inverno dal 1998 in poi (Granit et al. 1999; Lindroos com. pers.). Tra l’altro, il periodo di tutte le osservazioni coincide con quello stimato per la segnalazione siciliana (Corso 1998), ossia il mese di novembre.


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Fig. 14 Luì di Pallas - Area di erratismo più probabile a seguito di Migrazione inversa. Come si nota investe l'Europa settentrionale e lambisce anche la Francia e la Spagna del nord. L'Italia rimane fuori e questo spiegherebbe il numero molto limitato di segnalazioni nel nostro paese. I pochi individui riportati sono attribuibili a Migrazione speculare o a Migrazione "erronea". E' anche possibile che alcuni degli individui in rotta verso la Francia vengano deviati dalla loro rotta per altri fenomeni (ambientali, climatici) giungendo così in Italia settentrionale.

        Luì di Pallas: sono solo poche (ca 6: 2 omologate e 4 da omologare o da sottoporre) le segnalazioni nel nostro paese a fronte di centinaia e centinaia in molti paesi dell’Europa settentrionale. Come è possibile? Se si trattasse di arrivi in Europa per "accidenti", per una serie di coincidenze e condizioni di vento o climatiche avverse, non dovrebbe esserci questo palese ed enorme sbilancio. Si può obiettare che gli osservatori sono in Italia in numero esiguo. E’ vero, ma a seguito di un’enorme crescita di birders nel nostro paese, il numero di segnalazioni è passato dal nulla assoluto a solo meno di dieci records. Se si contempla invece un arrivo in Europa di Luì di Pallas e Luì forestiero per via di Migrazione inversa e Migrazione speculare, nonché Migrazione "erronea" (Rabol 1969, 1976; Thorup 1998; Ullman 1989; Van Impe & Derasse 1994; Phillips 2000) si può spiegare ampiamente questo divario e discrepanza. Come mostrato in [Fig. 14], in effetti, il raggio di erratismo (vagrancy shadow) degli individui in Migrazione inversa investe l’Europa settentrionale ma non quella meridionale. A riprova di questo fatto, ed a smentita che il numero di records dipende solo dal numero di osservatori, in Francia dove c’è da tempo ormai un alto numero di birders (parola inglese che i francesi non userebbero mai!), la distribuzione geografica delle numerose segnalazioni (più di 600) è nettamente a favore dell’area settentrionale (varie fonti su Ornithos).


Luì di Pallas catturato all'isola di Ventotene il 13 aprile 1996 durante il progetto Piccole Isole dell'INFS, seconda segnalazione italiana, inanellato durante il Progetto Piccole Isole dell'INFS da Fernando Spina (cordinatore del progetto) - foto Stefano Laurenti


 Nuove rotte di migrazione da studiare

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Fig. 15 Piro piro Terek - Sono indicate le possibili rotte autunnali (in blu) e primaverili (estive, in rosso) attraverso il nostro paese. Le possibili aree di svernamento si trovano in Senegal, Niger, Mauritania, forse anche Marocco e Tunisia.

        Piro piro Terek: specie che in Italia è passata da molto rara a migratore regolare (specialmente in Sicilia, Campania, Lazio - [vedi anche articolo sulla fenologia]) e svernante irregolare (due svernamenti: Orbetello nell'inverno 2002/2003 e Simeto (CT) nell’inverno 1994-1995); ciò evidenzia un vero pattern di passaggio migratorio sia di andata che di ritorno [Fig. 15]. Si tratta pertanto di una rotta di migrazione nuova (seppur usata da pochi individui) e ancora poco seguita e studiata. Si può attribuire come origine ad un tipo di migrazione "erronea" o semplicemente ad una rotta seguita dai nuclei che hanno colonizzato relativamente di recente la Finlandia e altre zone dell’Europa occidentale, che svernando in Mauritania e Nigeria usano ora l’Italia come via di migrazione.


Piro piro Terek a Viareggio il 14 novembre 1995 - foto Daniele Occhiato


        Balia caucasica: le diverse segnalazioni a Malta (>15) ed a Pantelleria (1 sola segnalazione, ma si tratta di un sito non coperto dai birdwatchers) non rientrano nel fenomeno dell’over-shooting. Quindi esiste una vera e propria rotta migratoria seguita certamente da pochi individui, ma tutta da scoprire e studiare. Quante ne passano in realtà? E se si facessero campagne di inanellamento a Pantelleria o l’isola fosse visitata regolarmente da numerosi birders, quante se ne conterebbero? Si potrebbero fare studi su questa nuova rotta, con dati molto interessanti in merito.

        Culbianco isabellino: migratore regolare in Sicilia dal 1974, con un picco di 83 ind. nel 1996 (Corso 94, 95, 97, 99; Corso et al. 97). Questi dati hanno negli anni attestato una nuova (almeno per allora) rotta migratoria [Fig. 16 - Fig. 17]. Ma si pongono altre domande: ad esempio, esiste una rotta (seppur molto esigua) che passa per Calabria, Puglia e Campania come alcune segnalazioni (rispettivamente 2 e 3) in queste due ultime regioni farebbero pensare? E questa rotta può essere connessa alle nuove popolazioni nidificanti in Europa dell’est? E se sì, è una conseguenza dell’insediamento di queste neo-popolazioni oppure è essa stessa la conseguenza dell’insediamento delle coppie nuove ad esempio in Romania e Bulgaria? Inoltre, la rotta è stata ben seguita e studiata in Sicilia, ma cosa accadeva in precedenza? Da dove arrivano di preciso gli individui di passaggio?

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Fig. 16-17 Culbianco isabellino - La Fig. 16 (a sinistra) indica le probabili rotte di migrazione primaverile (blu) e autunnale seguite dalle popolazioni di Culbianchi isabellini che si osservano in Sicilia in primavera. La Fig. 17 (a destra) fornisce un quadro più ravvicinato e dettagliato delle rotte sul nostro paese. Qui la linea rossa continua indica le rotte certe, già conosciute e descritte. La linea tratteggiata indica invece delle possibili rotte seguite da altri individui in rotta verso le nuove aree di riproduzione dell'Europa dell'est. La Fig. 16 indica l'areale di svernamento (grigio chiaro) e nidificazione (nero) come riportato da Cramp 1988. Viene anche illustrata in rosso l'espansione registrata negli ultimi anni negli areali di nidificazione e la conseguente (?) espansione dei quartieri invernali o comunque degli effettivi svernanti in Africa centro-occidentale. A seguito di questo fenomeno è "nata" la nuova rotta italiana.


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Fig. 18 Silvia di Rüppell - Distribuzione dei siti riproduttivi e dell'areale di svernamento secondo Cramp 1992. In azzurro l'area invernale dalla quale si suppone provengano gli individui osservati in Sicilia (per dove passa con buona probabilità una esigua ma regolare rotta di migrazione) e in giallo e nero l'area di destinazione. Secondo alcune fonti entrambe queste aree sono in espansione (la prima a seguito della seconda).

        Silvia di Rüppell: si tratta di una specie molto rara in Italia, ma sono molte le osservazioni effettuate in Sicilia negli ultimi anni, quasi ogni primavera dal 1996 (Corso 1997b; Corso & Janni in prep.), il che fa ritenere la specie una probabile migratrice regolare, almeno in Sicilia. Esiste pertanto una rotta migratoria nuova che andrebbe provata e studiata attentamente. Ad esempio, da quali zone di svernamento provengono e verso quali aree di nidificazione sono dirette? Arrivano probabilmente dai nuclei isolati svernanti in Africa centro-occidentale [Fig. 18], ma dove vanno? E dato l’incremento nel numero di segnalazioni negli ultimi anni, come detto, è possibile che sia in corso un’espansione dell’areale di svernamento e delle popolazioni nidificanti?

        Aquila delle steppe: si sa poco dei suoi areali di svernamento africani. Questo punto sarà affrontato nel prossimo numero, nel capitolo "Distribuzione zoogeografica".


 Le prime conclusioni

        Lasciatemi concludere questa prima parte chiedendomi: "Ma gli accidentali, devono poi davvero necessariamente servire a fini scientifici?"

        Ma alla fine di tutto, dopo questo lungo articolo, dopo tutte le denigrazioni di chi "cerca spasmodicamente" o sarebbe meglio dire invece " di chi trova e sa trovare" le rarità, dopo ogni cosa… volevo dire anche che: ma chi lo ha mai detto che le rarità debbano avere un valore scientifico, un valore per le analisi (spesso quelle si, fini a se stesse), degli studiosi, degli ornitologi?

        Le rarità, quelle davvero incredibili e quelle più prevedibili, comunque sia, sono un momento di gioia nella vita di un birder, segnano un magico attimo nella passione di ogni birders, danno gioia. E solo questo basti. "Servono" a far gioire qualcuno, qualche persona uscita sola o in compagnia di cari amici in una giornata di pioggia, grigia e triste, o magari sotto il sole più cocente. Uscito per la voglia di osservare, per la felicità di trovare qualcosa di particolare, per la bellezza di vivere…senza chiedersi se gli uccelli che vedrà SERVIRANNO o meno a qualche astrusa analisi matematica di uno scienziato, a qualche calcolo statistico. E si spera non solo per vedere delle crocette nella loro lista personale.

        Voglio citare, in conclusione, Marc Cocker, dal suo splendido ed emozionante libro " Birders- Tales of a Tribe": "You could be a dude or a scientist, but if you’re bothered about finding rarities you can’t be a birder. Finding a rarity is that throat-drying, breath-snatching, chest-clutching, stomach-churning, heart-thumping, hand-trembling moment we all dream about. In birding terms it has no equal"… E ancora: "I can recall vividly an American describing to me the day she found the US’s first Collared Plover in Texas. When her hands rose to cover her eyes, glistening with a fresh film of moisture, she confessed that it WAS THE GREATEST, HAPPIEST DAY OF HER LIFE!"



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