ULLA SCIA DEL SUCCESSO del bel film Il Popolo migratore, la stagione 2003 è stata collettivamente dedicata al grande fenomeno della migrazione. Milioni di uccelli attraversano il Mediterraneo in primavera e in autunno per raggiungere, rispettivamente, le aree di nidificazione europee ed i quartieri di svernamento africani. Migliaia di chilometri percorsi spesso a tappe forzate attraverso i due continenti, sfidando la sorte e i molti pericoli lungo il percorso.
Alle barriere naturali come il mare, le montagne o le avverse condizioni metereologiche, si aggiungono, sempre più numerose, gli ostacoli imposti dalluomo, come elettodotti, strade asfaltate e ferrate e la cementificazione del territorio, tutti pericolosi per questo grandioso movimento di ali che non vede, nè prevede, confini.
Per non parlare della caccia, che viene diretta spesso ai piccoli passeriformi migratori, con quasi ogni mezzo (reti, lacci, archetti, pania, richiami vivi e elettronici, zimbelli), oltre che con il piombo delle doppiette. E poco importa che la caccia sia legalmente chiusa in primavera: cè la caccia di frodo (tipica quella alle Quaglie) che come un cancro si annida soprattutto sulle isole Tirreniche e al Sud. Se poi non bastasse, è di questi mesi la proposta parlamentare di modifica dellattuale legislazione venatoria che farebbe del popolo migratore cosa di nessuno (res nullìus), cioè oggetto di prelievo indiscriminato e senza regole.
E per questo che laffascinante film-documentario di Perrin non deve essere lasciato scivolare via, ma deve assurgere come icona di un certo impegno ambientalista. LIPU e WWF Italia si sono mossi da tempo in questo senso. Il WWF ha dedicato lannuale Giornata delle Oasi al fenomeno della migrazione e per la prima volta, accanto al Panda, compare il nostro logo, quello di EBN Italia. Questa collaborazione, che riteniamo molto importante, getta un seme che noi tutti birdwatcher, auspichiamo possa dare grandi frutti.
Ma per chi, come noi, è in prima linea nel monitorare le presenze rare o inusuali, anche i primi mesi di questanno sono stati densi di soddisfazioni. Infatti, per una strana combinazione degli eventi, linverno del 2003 ha regalato al birdwatching italiano grandi emozioni, tanto che questo numero è dedicato a quegli uccelli migratori che, per strade misteriose e a volte contorte, si perdono, vagano erratici e capitano in luoghi distanti migliaia di chilometri dalla destinazione corretta, parliamo cioè di accidentali.
Mi riferisco non solo al grande twitch dellAverla bruna della Tomina, con centinaia di birdwatcher accorsi da tuttItalia e anche dallestero (un evento mai verificatosi prima in Italia), ma anche alla presenza per la seconda volta in tre anni di un Sacro a Maccarese e di due differenti Oche collorosso; tutte segnalazioni che hanno riunito decine e decine di appassionati da tuttItalia. Per non parlare del Falaropo beccolargo di Pully, sul Lago di Ginevra, che pur essendo al di là del confine, per la sua eccezionalità ha radunato molte persone verso un pellegrinaggio in terra elvetica.
Che il birdwatching italiano sia ad una svolta? Noi tutti ce lo auguriamo, soprattutto per creare quelleffetto volano che può fare tendenza e costituire un trampolino di lancio per lassociazione e per noi tutti. Che il birdwatching stia diventando anche in Italia, fenomeno di massa, come in Inghilterra, Olanda e in Scandinavia, con tutti i vantaggi e gli svantaggi di una possibile moda? Per ora non credo, ma se un giorno (credo lontano) così sarà, fatemi rallegrare nel pensare che il seme di tutto questo è stato gettato oggi.
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